Una giornata di sole intenso. La temperatura ideale per una passeggiata sul lungomare, sorseggiando un drink e gustando le prelibatezze della cucina mediterranea con un panorama mozzafiato. Una manna dal cielo per i turisti che avrebbero potuto godersi un angolo di paradiso in uno dei territori più suggestivi dell’intera fascia costiera. C’erano tutti gli ingredienti ieri per attrarre flussi in città. O quasi tutti. A fare da contraltare allo scenario incantevole di Castellammare, infatti, c’erano le serrande chiuse dei negozi. La festa del 25 aprile non è abbastanza allettante per i commercianti, che hanno scelto ancora una volta di abbassare la saracinesca e di concedersi anche loro una giornata di festa. E non è certamente una storia nuova per la città, dato che a più riprese l’argomento è stato oggetto di discussione e di confronto anche nel recente passato, quando l’assessore alla mobilità Gianpaolo Scafarto ha proposto l’attuazione del Piano urbano di mobilità (Pum), provando a dare una scossa ai cittadini e ai commercianti per realizzare una città green con sistemi di m
obilità alternativa e le strade del centro libere da traffico e smog. Un piano che, per la sua entrata in vigore, necessitava certo di nuovi parcheggi (in corso c’era un’interlocuzione con Metropark, che detiene gli spazi del parcheggio della ferrovia dello stato, per ampliare l’area di sosta fino alle immediate vicinanze di traversa Mele) ma anche di una collaborazione fattiva dei commercianti, che all’epoca ci tennero ad evidenziare i limiti di un progetto che, a loro avviso, avrebbe rischiato di acuire la crisi economica post Covid in piena fase emergenziale. Ma a dare un calcio alla crisi, in realtà, sono stati proprio i commercianti, che il 25 aprile hanno preferito tenere chiusi i loro negozi, mentre in diverse realtà vicine, come Cava e Sorrento, le isole pedonali erano accompagnate da esercizi commerciali aperti fino a tarda sera. L’unica eccezione a Castellammare è rappresentata, come sempre, da bar e ristoranti. Quelli sì, sempre aperti, per accogliere i flussi in crescita in una città che continua a vivere con l’illusione di una vocazione turistica che è sempre più un miraggio.