Cultura & Spettacolo

Castellammare - L'artista stabiese Umberto Berrino in mostra a Roma

Le opere esposte presso l'Istituto Storico Italiano per il Medioevo con la sua personale 'Stralciati Urbani'.

di Valeria Cimmino


Si è aperta il 3 ottobre a Roma, presso l’Istituto Storico Italiano per il Medioevo a Piazza dell’Orologio 4, la mostra pittorica personale di Umberto Berrino, dal titolo “Stralciati Urbani” che si chiuderà il 5 Novembre.

La ventottesima fra le principali esposizioni  dell'artista stabiese (la prima nel 1975 a Fiuggi a soli 20 anni) che può vantare nella sua carriera mostre internazionali come Parigi, New York, Vienna, Innsbruck, Londra, Sidney, Montreal, Tokyo e Malta, oltre le numerose città italiane.

Un artista insomma di lungo corso e particolarmente apprezzato, Umberto Berrino,  ha iniziato il suo percorso artistico da giovanissimo proprio a Castellammare, formandosi con il Maestro stabiese Armando Catania, ultimo grande interprete della tradizione figurativa della “Scuola Napoletana”.

Umberto Berrino nasce il 27 gennaio del 1955 a Sarno, ma si trasferisce da piccolo con la famiglia a Castellammare di Stabia, città natale paterna, dove si forma ed inizia ad operare. Dopo il conseguimento della maturità classica presso il “Plinio Seniore”, il padre, assecondando la sua natura artistica, lo indirizza verso la bottega del Maestro Armando Catania, dove inizia la sua formazione. In questi anni lavora dal vero accanto al Maestro, realizzando quadri di paesaggi e nature morte, ma con un chiaro indirizzo verso la visione figurativa del novecento italiano: Sironi, Morandi, Carrà, Rosai. Nel 1976 supera l'esame di ammissione all'Accademia di Belle Arti di Napoli ed inizia ad esporre in varie mostre personali e collettive, ricevendo premi e consensi.

Agli inizi degli anni Ottanta, si trasferisce a Roma, dove continua a seguire i corsi della locale Accademia, tenuti da Giulio Tuscano ed entrando in contatto con l'ambiente artistico romano.

In questi anni avviene un primo cambiamento nella sua arte figurativa, poiché rivolge la sua attenzione  verso una nuova figurazione di tipo “iperrealista” . Abbandona però questo tipo di  ricerca, considerandola culturalmente ed iconograficamente  distante dalla sua formazione e dalla sua concezione di arte.

La svolta avviene in seguito all'incontro con il grande Maestro  Renzo Vespignani, la cui frequentazione ed amichevole guida sarà fondamentale per la sua maturazione personale ed artistica. Questo decennio di lavoro intenso ed emozionante a fianco del maestro , sfocerà nella grande mostra del 1992, tenuta Sorrento (un ritorno ai suoi luoghi di origine), presentata dallo stesso Vespignani, dove Berrino, ricevendo un grande successo di critica e pubblico, è definitivamente consacrato nel panorama artistico attuale.

Dopo aver esposto nel decennio 1993/2003 in varie città d'Italia, in Europa e all'estero, in questi ultimi anni l'artista ha ripreso  temi e soggetti pittorici a lui cari, paesaggi di isole e nature morte del Mediterraneo,  ma sotto una nuova visione, in chiave surreale e mitologica.

Fino ad oggi ben 28 sono le sue mostre principali fra quelle personali e collettive. Le sue opere si trovano in collezioni private e pubbliche in Italia ed all'estero.

Parallelamente alla sua carriera artistica Umberto Berrino esercita anche l'attività di restauratore di beni culturali, dedicandosi soprattutto al restauro di dipinti antichi e grazie alla sua specializzazione nella conoscenza delle tecniche dell'arte pittorica barocca, è diventato negli anni uno dei restauratori del Ministero dei Beni culturali e di varie soprintendenze italiane.

Il legame con Castellammare, dove risiede attualmente la sua famiglia di origine e quella della moglie,  resta fortemente saldo, ne è testimonianza (oltre la scelta di Sorrento per la mostra che lo ha consacrato) l'esposizione del 1985, presso lo Studio D'Arte 34 di Castellammare, la nascita delle quattro figlie a Castellammare, ed il forte legame che ha mantenuto nel tempo con gli amici d'infanzia, con i

quali si incontra ogni qualvolta ritorna a far visita ai familiari.

Dopo aver concluso da pochi mesi la sua mostra nell'amata isola di Ponza, Berrino  ha inaugurato il 3 ottobre la  nuova personale esposizione, in un edificio di importanza storico artistica. Una mostra che vuole lanciare dei messaggi agli spettatori, esperti, che ne apprezzeranno inoltre le lodevoli e spiccate qualità tecniche e ai “non addetti” che sapranno cogliere lo spirito avvolgente e riflessivo del percorso espositivo. È questo infatti un cammino nella memoria, attraversando come in un ricordo, la rievocazione di come era, e camminando in un evolutivo percorso visivo ed immaginario di come è oggi il cantiere e di come sarà fortemente orientato nell’urbanizzazione delle città. Quasi come la città divenisse essa stessa il cantiere della propria trasformazione urbana e culturale.

La visione del cantiere, un tema inusuale nella rappresentazione figurativa, che riprende e ristruttura, restaura e riporta alla luce un’opera che ha avuto la sua storia ma che ne ha subito delle modificazioni a causa di eventi naturali e non. Trasformazioni su trasformazioni,  integrazioni, e  contrapposizioni post moderne. Passeggiando fra i quadri della mostra ci si interroga sulle frequenti mutazioni di strutture, sul cambiamento  che talvolta risana, altre modifica, riassettandone la conformazione e la “natura” , violandola, rigenerandola o sublimandola.

Metamorfosi che cancellano o esaltano il passato? Che lo annientano o lo ricordano con un sacro rispetto accostandolo al futuro? Il passato ed il futuro possono dunque coesistere?

Ci si interroga su questo in uno degli edifici antichi della “Città Eterna”, dove le vestigi del passato sembrano convivere perfettamente con una società in perenne mutamento.

Le opere sono collocate secondo una specifica sequenza, e ci danno una precisa idea del pensiero e della visione dell’Autore.

“Stralciati urbani” scovati e rappresentati con l'occhio dell'artista,  che sa dare un’anima ed una forma a luoghi che spesso ci capita di attraversare a cui non diamo alcuna importanza, strade ed ambienti dove nulla susciterebbe in altri se non l'abitudinaria e confusionaria vista di assembramenti e masse indefinite a cui non porre attenzione.

Protagonista è dunque la città, assente è la figura umana che si avverte esclusivamente in quanto mancante.

Saltano all'occhio poi tre opere che sembrano non essere in linea con il tema “Stralciati Urbani”.

Quadri che hanno tuttavia un senso preciso per l'autore e trovano la giusta collocazione nel ricordo. Conversando con l'autore, estremamente disponibile ed emozionante si potrà scoprire questa connessione sconosciuta agli spettatori.

Scrive Salvatore Sansone:“Sembra quasi sporcarsi di polvere. Talvolta di fango. Sembra sentire la pioggia. Nel grigio che accompagna la Città, la luce dei blu, dei gialli, dei rossi riempie gli occhi. Sui muri strati stracciati.  Stratificati. Scritture, manifesti, lettere. Moderni collage. Archeologia e memoria si confondono nella verticalità delle linee che diviene distintiva … i paesaggi urbani di Umberto Berrino mostrano una città secondaria. Affastellata tra antico e moderno. Quasi sovrapposti. Colosseo e Gazomentro si riflettono l'uno nell'altro. Indifferentemente. Entrambi hanno identico valore, nella Città Ideale di Umberto.”

Numerose le personalità di spicco che hanno partecipato al vernissage.

La mostra sarà visibile fino al 5 novembre dal lunedì al venerdì, dalle 9.00 alle 18.00,  presso l’Istituto Storico Italiano per il Medioevo a Piazza dell’Orologio 4 a Roma.

Orgogliosi del grande successo dell'autore stabiese, non possiamo augurarci che torni un giorno con un'esposizione nella sua Castellammare.


mercoledì 9 ottobre 2019 - 13:17 | © RIPRODUZIONE RISERVATA

 



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