C’era un tempo in cui la Cassa Armonica non era soltanto un padiglione musicale, ma il vero salotto buono di Castellammare di Stabia. Un luogo di musica, di incontri, di passeggiate lente nella villa comunale. Oggi invece è lì, transennata, quasi nascosta: un simbolo della città che rischia di scivolare nell’oblio. Eppure la sua storia racconta molto di più di un semplice monumento.
La Cassa Armonica nacque nel cuore della Belle Époque stabiese. Fu progettata dall’ingegnere-architetto Eugenio Cosenza. Il 28 aprile 1900 venne inaugurata come nuovo padiglione per i concerti della banda municipale: una struttura in ferro e vetro, elegante, luminosa, con tratti liberty e suggestioni ispano-moresche. Non era solo architettura: era un biglietto da visita della città, un luogo dove si respirava cultura.
Il suo destino cambiò bruscamente nel 1909, quando una violenta libecciata la distrusse quasi completamente. Castellammare perse così, in una notte di vento, uno dei suoi simboli più amati. Ma la città non rimase a guardare: fu di nuovo Cosenza a progettarne la ricostruzione. La nuova versione, inaugurata nel 1911, era più bassa e più stabile, dotata di uno sfiatatoio in cima per resistere meglio alle intemperie. La Cassa Armonica tornò così a vivere, come luogo di musica e socialità.
Nel corso del Novecento la strutt
ura iniziò a mostrare segni di degrado. Un primo importante restauro arrivò nel 1987, quando furono riportate alla luce cromie, dettagli e geometrie che il tempo aveva sbiadito. Per qualche anno tornò a essere scenografia di concerti, eventi estivi, fotografie ricordo.
Poi un primo recupero con la messa in sicurezza nel 2018 e, in seguito, un'ulteriore parabola discendente negli anni scorsi e la decisione di transennarla. Negli ultimi anni si sono susseguiti annunci, progetti, stanziamenti. Si parla di restauri da 300mila euro, poi di interventi più ampi, poi di nuovi finanziamenti. Ma, tra ritardi e attese, la Cassa Armonica è rimasta ferma, immobile nella sua gabbia di transenne. Una protagonista lasciata dietro le quinte.
Oggi la Cassa Armonica è un simbolo sospeso: abbastanza presente da ricordare quanto fosse bella, abbastanza trascurata da far male agli occhi e al cuore. Le transenne che la circondano non proteggono soltanto una struttura fragile: nascondono un pezzo di identità collettiva, di storia condivisa.
Finché resterà così, la Cassa Armonica continuerà a chiedere silenziosamente ciò che aveva sin dall’inizio: di essere vissuta, ascoltata, rispettata. Perché i simboli non muoiono: finiscono dimenticati, ed è il destino più triste di tutti. Ma Castellammare può ancora scegliere un finale diverso.