Dopo la ‘silenziosa’ protesta dei lavoratori e la presa di posizione di alcune sigle sindacali, su Fincantieri inizia a prendere posizione anche la politica locale. La partenza del Trieste del 4 gennaio scorso e le poche commesse in capo al cantiere stabiese, non fanno dormire sonni tranquilli agli operai della ditta ed a quelli dell’indotto.
«Dall'ultima conferenza dei capigruppo in autunno sulla vicenda Fincantieri – sottolinea il capogruppo di Liberi e Uguali Tonino Scala - sono cambiate molte cose. Tra queste l'addio della nave Trieste e la quasi conclusione della carpenteria in ferro per il ponte di Genova. E ora? Si può continuare a galleggiare nell'attesa che arrivi qualche altra briciola? Vogliamo provare a costruire una vertenza che dia nuova mission al Cantiere? Sindaco, Presidente del Consiglio riprendiamo in mano la vicenda? Riconvochiamo lavoratori e parti sociali per capire insieme cosa fare e dove andare?».
Un appello subito raccolto dal sindaco Gaetano Cimmino. «Avevo già manifestato all'azienda la mia del
usione per l'addio anticipato del Trieste e per la mortificazione che il nostro cantiere deve subire rispetto ad altre realtà della penisola – ha detto il primo cittadino - Per ben tre volte, tra giugno e ottobre, ho chiesto l'istituzione di un tavolo tecnico permanente con Fincantieri, Governo, Regione, Autorità Portuale e rappresentanze sindacali, al fine di predisporre un'azione coordinata e mirata a garantire investimenti seri per il cantiere di Castellammare. E continuerò senza sosta a battermi per la tutela dei lavoratori e di un cantiere che merita di essere un fiore all'occhiello per l'Italia intera».
Oltre che dal Comune, ci si aspettano mosse importanti dalla Regione e dal Governo. Luigi Di Maio aveva promesso l’imminente stanziamento di fondi per il riammodernamento del cantiere di Castellammare che, sommati a quelli annunciata dalla Regione Campania, potrebbero permettere alle maestranze stabiesi di lavorare ancora a lungo nella propria città, così come garantire lavoro a centinaia di operai delle ditte dell’indotto.