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Castellammare - Di Maio in consiglio comunale: «Se il mio voto sarà determinante, mi asterrò»

Il consigliere di ''Noi per Stabia'' rivendica mezzo secolo di impegno contro la camorra e respinge le richieste di dimissioni dopo l'inchiesta che coinvolge figlio e nipote.


Nino Di Maio rompe il silenzio e lo fa in aula consiliare, davanti ai colleghi e al sindaco. Il consigliere comunale della civica Noi per Stabia, finito al centro di un vortice politico dopo che suo figlio e suo nipote sono stati indagati per associazione mafiosa nell’inchiesta che coinvolge il clan D’Alessandro, prende la parola rivendicando la sua storia personale e politica. «Sono contro la camorra, sono per la trasparenza, il lavoro, l’occupazione. Perché la camorra non si combatte solo con le belle dichiarazioni, ma lavorando ogni giorno. E io lo faccio da 50 anni», afferma aprendo il suo intervento.

La sua posizione, negli ultimi giorni, è diventata uno dei nodi politici più delicati dell’amministrazione Vicinanza. Il sindaco di Castellammare di Stabia ha infatti annunciato pubblicamente l’estromissione di Di Maio dalla maggioranza, auspicando anche le sue dimissioni per una questione di opportunità politica. Una decisione che ha acceso un dibattito acceso all’interno della coalizione.

Di Maio, però, respinge l’idea di fare un passo indietro e ribadisce «piena e totale fiducia nella magistratura, forze dell’ordine e istituzioni tutte, in particolare nella Prefettura di Napoli». Nel suo intervento ringrazia anche «i consiglieri di maggioranza che hanno voluto esprimermi la loro vicinanza personale, che traduco anche in termini politici, oltreché ai cittadini che mi hanno chiesto di andare avanti».

Il consigliere ripercorre poi la sua storia di impegno pubblico. «I miei interventi contro la camorra dicono da che parte stavo, sto e starò per sempre, sono cinquant&rsquo

;anni che attraverso il sindacato mi batto per dare lavoro ai giovani, che rappresenta l’unico modo per sottrarli alla tenaglia della delinquenza». Un riferimento diretto alla sua attività nelle vertenze storiche della città: dalla difesa del cantiere navale nel 2011 ai tentativi di salvare la Corderia negli anni Novanta, fino alla vicenda delle Terme, che - ricorda Di Maio - «avevano trovato una soluzione quando al governo della Regione c’era Stefano Caldoro, ma l’amministrazione comunale dell’epoca decise di non accogliere quella proposta».

Di Maio affronta anche il tema del consenso raccolto nei quartieri popolari. «Mio fratello Domenico Di Maio è stato eletto per la prima volta nel 1978, quando il clan D’Alessandro non era certo quello che è oggi… guarda caso, pian piano che il clan è diventato più forte, lui ha perso consenso», dice, spiegando poi i suoi numeri elettorali nel rione Scanzano: «Ho preso 168 voti sui 605 totali, che fanno riferimento alla mia famiglia e al servizio che ho sempre svolto per la comunità». E pone una domanda: «Mi sorge una domanda: il rione Scanzano ha il diritto di avere una sua rappresentanza in consiglio comunale?».

Sul futuro politico, infine, spiega: «Per me la lealtà tra le persone è un valore irrinunciabile. Non mi dimetto, ma prendendo atto della decisione del sindaco, quando il mio voto sarà determinante per la maggioranza mi asterrò o farò mancare il numero legale». Una frase che sintetizza lo scenario: nessun passo indietro, ma la disponibilità a non essere l’ago della bilancia.


giovedì 27 novembre 2025 - 15:34 | © RIPRODUZIONE RISERVATA

 



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