Vincenzo D'Alessandro e Paolo Carolei. Erano loro il terrore degli imprenditori di Castellammare di Stabia che erano costretti a sottostare alle minacce della camorra. Il boss di Scanzano e il luogotenente (con un passato anche nei Cesarano, clan di Ponte Persica) gestivano gli affari della cosca e decidevano insieme le vittime da tassare. Ad essere colpiti erano soprattutto i cantieri edili, sia quelli pubblici che privati. Qualsiasi ponteggio che veniva allestito a Castellammare, subito veniva avvicinato dagli emissari del clan per volontà dei reggenti. Gli episodi contestati all'interno dell'inchiesta Tsunami sono decine e testimoniano la grande forza che i D'Alessandro avevano sul territorio stabiese. Prima di recarsi dagli imprenditori, spesso D'Alessandro e Carolei, in compagnia anche di Renato Cavaliere, si incontravano e decidevano la strada da seguire. E se qualcuno avesse rifiutato, sarebbe stato vittima di raid o di pestaggi.
I due hanno tassato i lavori di manutenzione a due hotel in città, uno in pieno centro e uno in zona collinare. I titolari delle attività e i capi cantiere furono avvicinati entrambi da Paolo Carolei (al momento rinchiuso nella casa circondariale di Catanzaro). Le cifre erano altissime, spesso raggiungevano e superavano anche i 100mila euro. Gli sfortunati imprenditori ricevevano la visita degli emissari tre volte l'anno: a Pasqua, Ferragosto e Natale. Il tutto nascosto come una sorta di «rega
lo per i carcerati». Vincenzo D'Alessandro, beccato più di una volta durante i dialoghi con le vittime e con i suoi collaboratori, diceva: «Io so cosa significa stare in carcere e ora che sto fuori voglio che le famiglie di chi sta dentro non debbano aver bisogno di nulla». Un modus operandi che per anni ha garantito introiti enormi alle casse di Scanzano. Però nel mirino della camorra non c'erano solo gli hotel. Venvano attenzionati anche i semplici lavori di manutenzione degli edifici privati o ditte che arrivavano o i cantieri che si aprivano in città per volontà del Comune. Nulla passava inosservato e in base all'importanza dell'appalto, si chiedeva un prezzo diverso.
Tutto ruotava quindi intorno alla figura di Enzo D'Alessandro e Paolo Carolei. Decine e decine di intercettazioni contro i due hanno permesso alla Direzione Distrettuale Antimafia di presentare delle prove schiaccianti nei loro confronti. Ma i luogotenenti di Scanzano rischiano anche all'interno dell'operazione Olimpo di qualche mese fa. Con la proroga alle indagini richiesta dalla DDA, si punta proprio a colpire Vincenzo D'Alessandro, suo fratello Pasquale (rinchiuso a L'Aquila in regime di 41bis) e lo stesso "Paoluccio". Nella stessa inchiesta sono finiti in carcere due fratelli di quest'ultimo, Michele e Raffaele Carolei, che avrebbero imposto ad Adolfo Greco l'assunzione di un nipote all'interno di una catena di supermercati stabiesi.