Cronaca

Castellammare - 'Che buona la pizza' ... ma il cartone? Attenti ai marchi ed ai codici

Quando consumare la pizza a casa non è sempre positivo ma può nascondere delle insidie per la nostra salute.

di Maria Felice Ferrara


Nei primi del ‘900, dai marciapiedi di New York, S. Francisco o Chicago, gli Italiani emigrati in America urlavano “a pizza…a pizzaaaa!”. Quanto tempo e oggi l’arte di prepararla è diventato patrimonio dell’UNESCO. La pizza: il piatto più apprezzato, richiesto, amato e consumato da grandi e piccoli. Il sinonimo dell’italianità per eccellenza, viene servita in diverse varianti e con svariati condimenti, realizzata in tutte le forme e da mangiare ovunque. Chi di noi prima di un evento sportivo o sorpreso dalla visita inaspettata di amici non si è ricordato improvvisamente di quell’ accattivante brochure attaccata alla parete della pizzeria di fiducia che promette incredibili delizie di forno? Un tocco semplice, un numero di telefono e, parafrasando una nota canzone di Lucio Battisti, “…bibita ghiacciata e l’avventura può iniziare ormai…”.

Il pony express, in questo caso, si rivela un valido alleato ma vi siete mai chiesti se scatole da asporto, che permettono alla pizza di restare integra e calda il più possibile, meritano sempre il nostro sguardo di gratitudine o no?

Il cartone della pizza, infatti, può essere nocivo per la salute di tutti tant’è che il suo uso è disciplinato nazionali ed europei. La normativa italiana, basata sul D.M. 21 marzo 1973 e successive modificazioni, è considerata una delle più severe in Europa. La norma, concernente la “disciplina igienica degli imballaggi, recipienti, utensili, destinati a venire in contatto con le sostanze alimentari o con sostanze d’uso personale”, vieta sia l’uso di cellulosa ricicl

ata per gli imballaggi di cartone destinati ad alimenti “umidi” sia la presenza di scritte nella parte interna del contenitore per evitare la cessione di sostanze nocive presenti nell’inchiostro. Inoltre, sul fondo dei cartoni a norma deve essere presente il nome e logo del produttore, il codice di tracciabilità per identificare il lotto e l’iscrizione alla camera di commercio della ditta. La mancanza di questi dettagli è già un campanello d’allarme.

Altro elemento a cui bisogna prestare attenzione è la presenza sulla scatola della dicitura “KBSAKB” o “KBSAV” che va a definire il materiale di cui è fatto l’imballaggio. Solitamente i contenitori per la pizza d’asporto sono principalmente realizzati da tre strati di fogli di carta vegetale, legati tra loro dalla presenza di collanti naturali, che conferiscono al cartone resistenza e leggerezza.

Il risvolto negativo di queste scatole è l’elevato costo che induce le pizzerie ad optare per imballaggi più economici e…più nocivi.

Molte pizze, infatti, vengono trasportate in cartoni non idonei all’uso alimentare perché costituiti da tre strati chimici che hanno un contenuto di piombo all’interno molto elevato, il quale a contatto con la pizza bollente si trasferisce nell’alimento. Le scatole più pericolose sembrano essere più dure.  

Insomma, mangiare la pizza comodamente a casa può essere comodo ma nasconde delle insidie per la nostra salute. Per continuare a gustarla senza temere conseguenze negative si può fare la prova del nove e mettere in atto un accorgimento: leggere il fondo della scatola vuota.

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sabato 26 ottobre 2019 - 11:03 | © RIPRODUZIONE RISERVATA

 



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