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Le navi-museo stabiesi

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di Antonio Mascolo

La redazione ha usato una immagine di repertorio non proprio pertinente, per illustrare l'articolo "Rifare Stabia e gli Stabiesi", una come sempre suggestiva foto della "nostra" AMERIGO VESPUCCI. Questa foto mi richiama alla memoria le tante proposte fatte negli ultimi anni e ripetute continuamente. Proposte che, secondo me, non sono state recepite dagli Stabiesi nel modo dovuto. Pertanto ritorno alla carica, sperando che mi riesca di render chiara quella che potrebbe essere una comune strategia.
Cinque anni fa avevo fatto un primo tentativo, con l'aiuto della TESS, di iniziare anche in Italia una secondo me magnifica tradizione, tanto diffusa specialmente nei paesi anglossassoni, cioe´ di utilizzare navi radiate come musei navali galleggianti. In quel periodo erano ancora in servizio tre scafi militari costruiti a Castellammare, l'incrociatore VITTORIO VENETO, il caccia ARDITO e la nave scuola AMERIGO VRESPUCCI. La gara di assegnazione del VITTORIO VENETO a Stabia fu persa ancor prima che incominciasse. Questo scafo, del resto reduce da un recente incagliamento, che ne aveva sensibilmente danneggiata l'opera viva, era stata nel frattempo consegnato, come nave-museo di superficie, la prima assoluta in Italia, all'Arsenale di Taranto. Ripiegai sulla seconda nave ex stabiese, sull'ARDITO, allora parimenti ancora in servizio, ma ormai prossima alla radiazione. Ma nessuno, allora, ne recepi´ l'importanza per Castellammare. La richiesta non fu registrata come tale dalla Marina Militare Italiana che, del resto, non ha una relativa tradizione in merito. Di conseguenza, dopo la messa in riserva e radiazione dai ruoli, questo scafo fu destinato alla demolizione tramite privati, dopo che la M.M.I. ne aveva sbarcato quelle attrezzature giudicate ancora utilizzabili altrove. Come sembra essere tradizione, la Marina lascio´ mano libera agli arsenalotti spezzini, che la saccheggiarono completamente, divelgendo ed asportando tutte quelle parti giudicate in qualche modo utilizzabili, per conto proprio o per venderle a privati. E questo saccheggio fu fatto senza mezzi termini, in modo vandalico, frantumando, asportando anche sezioni di paratie, normalmente costruite in materiale leggero, cavi, condutture ecc. ecc. Riportare ora questo scafo allo stato originale, una condizione indispensabile per poterlo usare come nave-museo, significa spenderci decine di milioni suppletivi, anche se dovesse essere possibile prelevare le parti divelte dal gemello AUDACE, parimenti radiato ed in attesa di demolizione (sempre se questo scafo non e´ stato parimenti gia´ saccheggiato dagli arsenalotti). Durante l'ultima revisione dell'ARDITO, qualche anno prima della sua radiazione, erano state sostituite lamiere dello scafo esterno corrose e tolto una parte del materiale coibente (amianto) presente nei locali caldaie e turbine, ma solo quello di facile accesso. Tutto il resto e´ ancora a bordo e deve essere ancora tolto, naturalmente a spese di chi se lo prende. Le armi e le varie antenne esterne tolte dalla Marina debbono anche essere sostituite con almeno dei simulacri, da comprare/far costruire.
Facendo il calcolo complessivo ne risultano dei costi cosi´ elevati, che non ne vale piu´ la pena. Ed eravamo gia´ a questo punto, quando la sezione stabiese dell'Associazione Marinai d'Italia riprese questa proposta, che il CdL fece sua. Era purtroppo ormai troppo tardi, e cercai di convincerli, ma, evidentemente, non ci sono riuscito. La situazione si era intanto ulteriormente ingarbugliata, dato che anche un erigendo Museo Navale, a Napoli, aveva richiesto dalla Marina, ancor PRIMA di Stabia, la concessione di questo caccia. Ma, a quando pare, il CdL continua a perseguire questo progetto, secondo me ormai morto in partenza, e per i motivi suddetti.
(Anche un raduno a Castellammare di ex membri dell'equipaggio non riduce i costi necessari, anzi li aumenta).
Praticamente scomparsa la penultima nave militare stabiese, rimane ormai solo l'ultima, l'AMERIGO VESPUCCI. Erano state fatte diverse proposte, che andavano dalla semplice "prenotazione" fino al trasferimento del suo porto-base da Livorno a Stabia. Un trasferimento provvisorio e poi definitivo all'atto della radiazione.

Ma la Marina, per tutta una serie di motivi, non e´ affatto disposta neanche a pensarci, "non se ne parla proprio", come ha dichiarato un suo portavoce.
Ed e´ logico che sia cosi´. Prima di tutto non e´ prevista nessuna ritirata dal servizio attivo, - come sostituirla? -, secondo, quando questa magnifica unita´ non potra´ piu´ solcare i mari del mondo, non esiste un porto italiano che NON vorrebbe averla. La VESPUCCI e´ una enorme attrazione, una vera e propria macchina stampa-soldi. E la gara per l'accaparramento e´ certamente gia´ in corso, seppur non ufficialmente. Qui si muovono, sotto banco, tutti i pressure groups, tutte le pedine possibili ed immaginabili, gli ammiragli in servizio od in ritiro, ministeri, politici di ogni genere e livello, relazioni ed interessi reciproci noti ed ignoti. Qui ogni giorno che passa e´ un giorno perso.
Qui bisognerebbe dimenticarsi dell'ormai rottamato ARDITO, rinunciarvi ufficialmente e concentrarsi sulla raccolta di argomenti che possano mettere nella miglior luce possibile una assegnazione della VESPUCCI a Stabia.
Si dovrebbe iniziare con la pressione morale, Sud contro il Nord e con il debito di riconoscenza del Nord verso il Sud. Il Nord ci porto´ via, man mano,dalla allora accademia navale borbonica di Napoli, fino al trasferimento di tutte le costruzioni navali militari parimenti al nord. E proprio la VESPUCCI, copia di una fregata borbonica, rappresenta il meglio di quelle tradizioni. L'UNICO ESEMPIO CHE CI E` RIMASTO. La VESPUCCI e´ stata costruita ed allestita a Castellammare. Quale altra citta´ avrebbe un pari diritto di ospitarla definitivamente? Stabia, che aveva fornito alla Marina Militare Italiana, per quasi 50 anni, il meglio delle sue costruzioni, e´ stata gettata nel dimenticatoio costruttivo. Che almeno ci lasciassero questo ricordo!
L'assegnazione della VESPUCCI a Stabia sarebbe un almeno piccolo riconoscimento, un grazie a questa citta´per tutto quello che essa ha fornito alla Marina ed alla Nazione.
Qui bisogna muovere tutte le pedine possibili ed immaginabili, civili e militari, di cui si puo´ disporre. Rinunciare alla contesa, solo perche´ qualcuno ha detto "non ci pensate proprio", significa arrendersi prima di combattere. Una resa troppo comoda per quelli che, seppure senza i meriti stabiesi, cercano gia´ oggi, sotto banco, di accaparrarsene. I contatti esistenti tra il CdL stabiese e l'attuale governo nazionale offrono la possibilita´ di partecipare a questa contesa con armi pari. Bisogna cercarsi ogni buco possibile ed immaginabile ed intrufolarsi, battere e ribattere il ferro. Gia´ lo spostamento, durante i 10 mesi in cui la VESPUCCI rimane pressocche´ ferma in porto, da Livorno a Stabia, tra una campagna di istruzione estiva e l'altra, crea tutte le future premesse, indipendentemente se poi questo veliero viene radiato tra 10 o 20 e piu´ anni. I costi derivanti dal trasferimento degli allievi da Livorno a Stabia sono ben poca cosa e possono essere facilmente sponsorizzati.
Dato che questo scafo avra´ bisogno poi solo di manutenzione, i relativi costi di gestione sono minimi, rispetto a quelli necessari per riattare l'ARDITO. Nell'articolo "Come trasformare Stabia in una Dubai italiana" avevo indicato, nei particolari, alcune delle poi possibili attivita´ di questa nave, ancorata ad un lato del pontile dei Magazzini generali abbassato fino al piano banchina, dove troverebbero posto anche almeno parte dei cannoni borbonici scavati, riattati e muniti degli affusti originali.
Pertanto, ancora una volta, un accorato appello: Scordiamoci dell'ARDITO, ormai sventrato e ridotto ad un rottame, ed iniziamo a fare tutti i passi necessari, checche´ ne dica qualcuno della Marina, per poter ottenere la VESPUCCI a Stabia. Vi immaginate l'enorme richiamo che questa nave esercitera´ su milioni di visitatori? Perche´ a Venezia, Trieste, Genova, Livorno o La Spezia? Quali meriti hanno queste citta´ superiori ai nostri?


sabato 6 giugno 2009 - 8.58 | © RIPRODUZIONE RISERVATA | data stampa: 08/05/2024