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Castellammare - Fincantieri e la guerra tra poveri

Operai Fincantieri e quelli dell'indotto separati da 50 metri di asfalto.

di sr

Il terzo giorno di protesta per la Fincantieri si trasforma in quella che viene generalmente definita una "guerra tra poveri". Il corteo che attraversa le vie del centro di Castellammare sotto la pioggia battente è spaccato in due: davanti marciano circa 50 lavoratori "diretti" di Fincantieri con i rappresentanti sindacali; dietro di loro, a un centinaio di metri di distanza, ci sono gli operai dell'indotto: sono circa 300 e lanciano cori di disprezzo nei confronti di quei sindacati da cui non vogliono più essere rappresentati. La tensione sociale è alta soprattutto nei pressi di Palazzo Farnese, dove termina il corteo e i due gruppi di manifestanti si incontrano. Ci vorranno circa due ore e un incontro risolutivo al Comune tra amministrazione comunale, sindacati e rappresentanti dei lavoratori per riportare la calma. Come già accennato, quindi, la manifestazione di ieri ha caratterizzato il terzo giorno consecutivo di proteste dei lavoratori le cui preoccupazioni vertono su cassa integrazione e ritardi per l'arrivo delle commesse pubbliche così come sottoscritto invece il 18 dicembre dal ministro per lo Sviluppo Economico, Claudio Scajola. Ciò che sembra mancare è la chiarezza a tutti i livelli: tra azienda e lavoratori diretti, tra ditte dell'indotto e operai, tra Governo e sindacati, tra sindacati e, ancora una volta, lavoratori. «Le aspettative - ha affermato Sandro Bianchi del coordinamento nazionale Fiom - Cgil, ieri in corteo con i lavoratori - sono state disattese dal Governo. Il bando per le navi della Protezione Civile doveva essere già partito da tempo e gli operai a quest'ora potevano essere già al lavoro. Il Governo deve darci risposte, poiché la tensione sociale qui è alta, e su 600 lavoratori di Fincantieri 400 sono in cassa integrazione senza contare quelli dell'indotto». Dietro di noi, però, c'è un altro corteo distaccato dal quale provengono insulti ai sindacati.

«La spaccatura di questa mattina (ieri per chi legge, ndr) - ha continuato Bianchi - è dovuta a una strumentalizzazione da parte degli imprenditori dell'indotto che non solo non hanno firmato l'accordo sulla cassa integrazione che il Governo ha messo a disposizione, ma che stanno soprattutto sfruttando la rabbia di questi ragazzi per poterli meglio manipolare. Bisogna restare uniti». Alla manifestazione ha preso parte ieri anche il sindaco di Castellammare, Salvatore Vozza, insieme al vicesindaco, Nicola Corrado, e all'assessore al Lavoro, Mariella Parmendola, che hanno spiegato ai lavoratori ciò che sta accadendo alla "loro" cassa integrazione e i prossimi appuntamenti per le istituzioni. «Sulle 71 ditte dell'indotto convocate per avanzare la richiesta per la cassa integrazione - ha detto il primo cittadino durante il vertice con i lavoratori tenutosi subito dopo il corteo in Municipio - 43 ditte non hanno ancora firmato l'accordo per la cassa integrazione. Sono state convocate nuovamente per venerdì 12 febbraio. Martedì 16 febbraio è già fissato un incontro presso la Prefettura di Napoli dove le ditte che non dovessero sottoscrivere l'accordo dovranno spiegare il perché. Giovedì 11 febbraio, insieme alla Regione ci confronteremo sulla costruzione del nuovo bacino, mentre il 18 febbraio siamo stati convocati dal Governo per discutere di commesse e carichi di lavoro». Da sottolineare, infine, che la Fincantieri di Palermo ha effettuato un'ora di sciopero ieri mattina per esprimere solidarietà ai lavoratori di Castellammare che lunedì scorso durante un sit - in sulla statale sorrentina subirono le cariche delle forze dell'ordine. Alla riunione a Palazzo Farnese hanno preso parte anche Sandro Lonati della Fim - Cisl  e Antonio Tavella della Uilm - Uil.
 



giovedì 11 febbraio 2010 - 0.00 | © RIPRODUZIONE RISERVATA | data stampa: 18/04/2024