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Viaggio nel mondo dell'analisi video con Javier Aguirre: 12 anni di Atlético Madrid lavorando al fianco del Niño Torres, Gabi, Tevenet e Cuesta

«L'analista è un allenatore che osserva la gara da una posizione privilegiata. Amo il calcio italiano e per me il Napoli è una squadra speciale»

di Giovanni Minieri


   Foto: Atlético Madrid

Un gol può far esplodere uno stadio, ma dietro quell’istante di gloria si nascondono ore di studio silenzioso. Nell’era del calcio 4.0, l’analisi video è la stanza dei segreti dove partite già giocate si trasformano in lezioni per il futuro. Fotogramma dopo fotogramma, le immagini svelano movimenti invisibili alla velocità del campo: un taglio in profondità, un pressing tardivo, uno spazio lasciato incustodito. È qui che allenatori e analisti costruiscono piani gara, correggono dettagli, inventano soluzioni. Perché nel calcio di oggi, dove ogni centimetro conta, vincere non è solo questione di talento… ma anche di saperlo leggere.

Per farlo abbiamo avuto il piacere di ascoltare uno tra i maggiori interpreti internazionali nel campo dell’analisi video: Javier Aguirre. Allenatore UEFA A, si è man mano specializzato come match analyst tra le fila dell’Atlético Madrid, scalando tutte le categorie del settore giovanile fino ad arrivare all’Atlético Madrid B. Con quest’ultimo ha festeggiato due promozioni, avendo avuto l’opportunità di lavorare in sinergia con allenatori come Fernando Torres, Gabi Fernandez, Luis Tevenet e Carlos Cuesta. Dopo 12 anni da “colchonero” Javier Aguirre si prepara ad affrontare una nuova sfida con il Madrid CFF, storico e ambizioso club di Primera División femminile. Con il match-analyst spagnolo, abbiamo affrontato tanti temi interessanti che ci permetteranno di conoscere più dettagliatamente ciò che c’è dietro i successi sportivi di una squadra di calcio.


Partiamo raccontando gli inizi della tua carriera lavorativa. Come ti sei avvicinato alla figura di analista video nel mondo del calcio?

"Nel corso della mia carriera universitaria, che ho conciliato con l’acquisizione del patentino UEFA A come allenatore, coltivavo l’obiettivo e il sogno di diventare allenatore professionista. D’altra parte, tengo a sottolineare che un analista è fondamentalmente un allenatore che osserva la partita da una posizione diversa dalla panchina. Deve comprendere il gioco, ed avere sempre una soluzione da contrapporre a ciò che accade in campo. Esattamente come farebbe il tecnico in panchina. Appena entrato nel campo dell’analisi video, ho iniziato man mano a gestire dati, utilizzare programmi di analisi, e la curiosità mi ha spinto ad approfondire sempre più gli aspetti peculiari di questo settore. L’esperienza acquisita mi ha portato a lavorare in questo settore per l’Atlético Madrid, e a distanza di anni posso dire che mi appassiona più di essere allenatore. Soprattutto perché puoi concentrati meglio su ciò che accade sul rettangolo verde, senza le tantissime “distrazioni” esterne al campo".

Nella tua metodologia di lavoro, qual è il primo step nella realizzazione di un’analisi su una determinata squadra?

"In una settimana di lavoro tipo, bisogna considerare diversi aspetti che diventa necessario analizzare. Da un lato c’è l’analisi in senso stretto sulla squadra, dove bisogna analizzare i nostri punti di debolezza e come migliorarli, oltre a definire quali aspetti del nostro gioco sia necessario potenziare ulteriormente nelle sessioni giornaliere di allenamento. Dall’altro bisogna trovare sistemi di gioco e modalità per simulare situazioni che l’avversario possa riprodurre in partita, per poi mettere a punto quelle condizioni che ci permettano di vincere, sfruttando al massimo quella che è la nostra identità di gioco. Nel calcio attuale, dove c’è grande attenzione per ogni singolo dettaglio che ruota intorno ad una singola partita, è importantissimo studiare tutto dettagliatamente in fase di preparazione. Ciò permette di trovare soluzioni soddisfacenti all’interno di modalità di gioco precostituite, senza dimenticare di non togliere mai libertà all’estro creativo dei calciatori. Quest’ultimo, infatti, risulta sempre essere l’ago della bilancia per far svoltare la partita a tuo favore".

Dopo aver raccolto le informazioni sulla squadra avversaria, come si sviluppa operativamente il lavoro di un analista video?

"Per quanto riguarda l’analisi del club rivale, la prima cosa da considerare riguarda quali partite analizzare. Sebbene di solito si preferisca andare a guardare le partite più vicine, è fondamentale capire che tipo di gara si andrà ad impostare. Ad esempio, se ci rendiamo conto che il match immediatamente precedente si è giocato in un contesto che non avrà nulla a che vedere con quello che andremo a trovare, ci baseremmo su un’analisi poco veritiera. Andremo perciò a cercare squadre che si sono opposte al nostro più immediato avversario utilizzando uno stile di gioco simile al nostro, in contesti con risultato a favore, sfavore o parità. Tutto questo ci permette di capire come il rivale si è comportato in quelle situazioni, e da lì generiamo poi situazioni simili per trovare le contromisure da attuare in ogni possibile caso. In alcune occasioni saranno analizzate molte partite, anche non complete, per ricavare solo le informazioni di cui abbiamo bisogno in un determinato contesto. In altri casi si analizzeranno 4/5 partite intere, per focalizzarsi su alcune situazioni di gioco che si ripetono con continuità, e che ovviamente dobbiamo conoscere perfettamente per non farci trovare impreparati. Poi è chiaro che dal momento del calcio di inizio si verificheranno varie situazioni nuove che dovranno essere neutralizzate “live” e nel minor tempo possibile. Questa è una delle cose più affascinati del gioco del calcio: la sua imprevedibilità.
A questa analisi strettamente video, si è soliti aggiungerne un’altra relativamente ai dati. In alcuni casi per rafforzare quanto analizzato, in altri per reperire informazioni che possano rivelarsi utili per comprendere meglio il gioco della squadra avversaria (se ad esempio crea molte più occasioni pericolose in determinate situazioni piuttosto che in altre, movimenti ad invadere alcune zone specifiche dell’area di rigore dove sono stati maggiormente efficaci e han potuto finalizzare, ecc.). In più, si prendono in considerazione alcuni dati individuali che possono tornare utili per preparare la gara.
Oltre all’analisi del gioco collettivo, si realizza sempre un’analisi individuale di tutti i calciatori che scenderanno sul terreno di gioco, per conoscere sotto tutti i punti di vista ogni avversario. Sono dati molto richiesti dagli atleti, che vogliono sapere in anticipo quale sarà l’avversario diretto e quali i suoi principali punti di forza. Per fare un esempio, i difensori centrali chiedono sempre di ricevere dati e analisi sugli attaccanti e gli esterni che andranno ad affrontare. Da questo punto di vista ho lavorato con allenatori che inviavano ai propri calciatori i video di tutti gli avversari il giorno prima della gara sui loro cellulari, così come in supporto a tecnici che invece preferivano dare queste informazioni direttamente negli spogliatoi prima della partita ai calciatori che lo avessero richiesto".

Esistono altre informazioni, magari più “nascoste”, che giocano un ruolo importante nella preparazione di una gara?

"Certamente. È molto importante avere ben chiaro il contesto in cui si va a giocare. Oggigiorno si è soliti realizzare analisi quasi esclusivamente attraverso i video, ma io credo fortemente che sia fondamentale l’analisi “dal vivo”, ovvero andare a vedere la squadra avversaria direttamente allo stadio. In questo modo puoi avere piena consapevolezza di tutto ciò che “circonda” gli avversari: dalla tifoseria, fino all’ambiente che si genera quando gioca davanti al proprio pubblico. Ad esempio è molto importante sapere se c’è un clima teso tra tifoseria e squadra, perché in casi del genere, diventa fondamentale sbloccare subito il risultato per rendere il clima ancora più ostile per il roster rivale. Allo stesso modo è importante essere a conoscenza della sequenza di risultati, o dei risultati negli scontri diretti tra le squadre o tra gli allenatori. Tutto questo può condizionare l’atmosfera, e servire per comprendere come si comportò il sodalizio rivale nell’ultima (o ultimei) sfida incrociata, e se la sua impostazione di gioco fosse stata efficace o fallimentare".

Terminata quindi la fase di preparazione, con quali modalità vengono presentati i video alla squadra?

"La frequenza e la durata dei video che vengono presentati agli atleti, sono solite variare in base all’allenatore. Generalmente, il video relativo alla squadra lo preparo per inizio settimana, affinché i calciatori capiscano il motivo alla base di determinate esercitazioni ed il loro obiettivo. Poi c’è quello che va presentato alla fine della settimana, come informazione che precede lo sviluppo della gara. Con un allenatore sono arrivato a realizzare due video della squadra avversaria nel corso della settimana, separando la fase offensiva da quella difensiva. A tutti questi video vanno poi aggiunti quelli relativi alle azioni su palla inattiva, ed in alcuni casi video cosiddetti di “correzione” o per mostrare azioni in cui il nostro gioco ha avuto successo, oltre a video individuali, di posizione o per linea. L’analisi post-gara viene invece fatta già il giorno successivo alla partita stessa".

Nel corso della fase di preparazione gara, dai anche altre informazioni specifiche allo staff tecnico? Per esempio sulle individualità più importanti di cui dispone la squadra avversaria?

"Durante la settimana viene presentata ogni tipo di informazione allo staff tecnico. Ho avuto la fortuna di poter lavorare con allenatori disposti a discutere insieme sulle informazioni relative all’avversario o al nostro gioco, offrendo costantemente la mia opinione sul tipo di partita che avremmo dovuto disputare. Nel mio caso, unisco alle mie analisi video un report scritto con le principali caratteristiche della squadra avversaria ed informazioni approfondite sulle singole individualità. Il report viene portato in panchina, dove può essere consultato nel corso della gara qualora dovesse essere necessario"

Ti avvali di dati statistici per aiutare la tua analisi?

"È sempre importante fare affidamento alla statistica per dare più forza a quanto mostrato in video, o per avere un’informazione più oggettiva su alcuni aspetti del gioco. D’altra parte, i dati hanno la caratteristica peculiare di non trarre mai in inganno. È tuttavia fondamentale interpretare i dati: devono essere sempre contestualizzati, per capire da dove provengono e perché. In molti casi si commette la leggerezza di fornire più dati, ma se fuori contesto non risultano validi. In generale, con tutti gli staff tecnici con cui ho lavorato, ho elaborato in anticipo quelli che sarebbero stati i dati più interessanti ed in quali contesti utilizzarli".

Quando raccogli informazioni su una squadra, ti troverai di fronte a una quantità di dati enorme. Quali sono quelli più utili e quelli meno utili, per avere un’idea più chiara e definita sulla squadra avversaria?

"A mio parere, i dati devono essere sempre ben studiati nell’analisi per comprenderli al meglio. La quantità di dati raccolti è enorme, per cui si deve sapere scegliere a quali dare maggiore importanza. Per questo motivo, la comunicazione con lo staff tecnico deve essere fluida, perché facilita e agevola qualsiasi tipo di lavoro. Per quanto mi riguarda, ho avuto la fortuna di lavorare sempre a stretto contatto con lo staff tecnico, decidendo insieme cosa analizzare, e cosa approfondire attraverso l’analisi e i dati di ogni squadra".

Cosa sei solito fare, se ti trovi ad analizzare una squadra che cambia spesso sistema di gioco, cambiando ad esempio il numero e la posizione dei calciatori in fase di costruzione del gioco?

"Capita piuttosto stesso di imbatterti in situazioni simili, perché anche gli avversari ci studiano, modificano il sistema di gioco, cambiano la formazione iniziale o cercano di sorprenderti sfruttando qualche nostro punto di debolezza. Tuttavia ogni squadra possiede un’identità di gioco, o caratteristiche che non si alterano neanche in caso di cambiamenti nel sistema di gioco o nei calciatori. Sono esattamente

quelle caratteristiche che dobbiamo andare a decifrare, per comprendere bene come gioca l’avversario e quali sono i suoi tratti distintivi. A partire da qui si andranno a cercare soluzioni alternative, nel caso in cui il rivale di turno andasse a modificare qualcosa che possa scompaginare il nostro piano gara. Come ho detto prima, il calcio è straordinariamente bello per la sua imprevedibilità, per cui dobbiamo essere sempre pronti a risolvere tutte quelle difficoltà che possono inevitabilmente nascere a partire dal calcio d’inizio. Pur avendo analizzato l’avversario in maniera minuziosa e scrupolosa, sul campo si verranno a creare sempre situazioni nuove che ti obbligano a pensare e trovare soluzioni nel minor tempo possibile".

Qual è il lavoro di un analista video a partita in corso?

"L’obiettivo di un analista è osservare ciò che succede sul terreno di gioco, con il vantaggio di godere di una posizione privilegiata dall’alto, che permette di cogliere il posizionamento e i movimenti dei calciatori meglio di quanto non possa fare l’allenatore in panchina. Durante la partita, il feedback con la panchina è costante, ed i contatti avvengono mediante telefono o trasmittente qualora ci siano problemi di linea. Tutto si svolge rapidamente, per cui è fondamentale non perdere contatto con lo staff tecnico. C’è una costante trasmissione di informazioni (nel mio caso al secondo allenatore che poi si rapporta al primo), che poi vengono affiancate da contenuti video. Durante la partita taglio azioni di gioco, selezionando quelle che ritengo di maggior interesse o quelle che mi richiede lo staff tecnico direttamente dalla panchina. Quindi le invio velocemente, in modo che l’allenatore possa avere immagini utili per correggere o migliorare alcuni aspetti concreti del gioco. Questa tipologia di video può essere utilizzata anche nell’intervallo, per dare preziose informazioni ai calciatori direttamente nello spogliatoio".

Hai lavorato in quasi tutte le categorie dell’Atletico Madrid, dal settore giovanile fino alla squadra B dei colchoneros. Quali sono le differenze, e come cambia la metodologia di lavoro passando dal settore giovanile alla prima squadra?

"L’Atletico Madrid è una squadra top, che investe molte risorse per facilitare il lavoro degli analisti video. Devo ammettere che non tutte le squadre dispongono delle stesse condizioni, o banalmente degli stessi programmi per poter realizzare un’analisi approfondita. Ovviamente la differenza più grande risiede sotto l’aspetto competitivo. Nel settore giovanile il calcio è orientato principalmente alla formazione, per cui l’analisi non è tanto rivolta a un avversario, bensì ad aspetti individuali dei nostri calciatori, o al gioco stesso della nostra squadra, affinché l’identità del club sia sempre ben marcata. Si lavora più nel dettaglio sulle caratteristiche individuali dei calciatori piuttosto che a livello collettivo, e meno sull’analisi dell’avversario. In prima squadra, invece, la competitività del campionato e l’esigenza dell’analisi cambia notevolmente. Si mette da parte la formazione, per dare priorità al risultato, e questo porta a studiare molto di più l’avversario. Bisogna inoltre ridurre al minimo gli errori, ed avere sotto controllo tutto quello che potrebbe succedere sul terreno di gioco".

Hai lavorato in sinergia con allenatori che stanno portando avanti carriere importanti. Da Fernando Torres a Gabi Fernandez, Carlos Cuesta e Luis Tevenet. Che rapporto si crea tra l’analista video e gli allenatori?

"Ho avuto la fortuna di lavorare con grandi allenatori. Nell’ultima stagione con Fernando Torres, mentre nei 3 precedenti con Luis Tevenet, che dopo la nostra esperienza insieme passò in prima squadra per far parte dello staff tecnico di Simeone, ed attualmente è il secondo allenatore del Botafogo. Di lui, ricordo soprattutto la gran leadership ed il controllo che aveva sullo spogliatoio. Sono stati 3 anni intensi insieme a lui, che si sono anche tradotti in vittorie sportive con 2 promozioni con l’Atletico Madrid B. Ho avuto la fortuna di lavorare anche con Gabi, (attuale allenatore della Real Saragozza) un’autentica istituzione del club (è stato il capitano nel periodo migliore di Simeone) e Carlos Cuesta, attuale tecnico del Parma. Cuesta è un allenatore giovane che è sempre stato molto ambizioso: mi diceva sempre che sarebbe arrivato nel calcio che conta in pochi anni, e così è stato, bruciando le tappe a ritmo vertiginoso. Dava molta importanza alle analisi video, e sono sicuro che i tifosi italiani si divertiranno con il suo calcio".

Quali sono alcuni dei calciatori più importanti con cui hai lavorato, e come si rapportano con la tecnologia, che ormai si va applicando nel mondo del calcio con sempre maggiore frequenza?

"Ho avuto la fortuna sia di lavorare con grandi allenatori, sia con grandi calciatori. Atleti professionisti che riescono a rendere semplice e lineare il tuo lavoro quotidiano. Negli ultimi 3-4 anni ho lavorato con ragazzi che attualmente giocano in Primera o Segunda División spagnola, così come insieme a molti altri che invece son partiti dall’Atlético Madrid B per provare a farsi strada all’estero. Son talmente tanti che potrei fare uno Starting XI completo, ed aggiungere anche la panchina. In 12 anni con l’Atlético Madrid ho avuto la soddisfazione di poter lavorare con un campione del mondo come Lucas Hernández o suo fratello Theo: entrambi con un potenziale straordinario. Quindi con l’Oro Olimpico 2024 Alejandro Iturbe, del quale sottolineerei la straordinaria forza mentale. Ho avuto l’opportunità di vedere crescere talenti come Pablo Barrios, Giuliano Simeone o Carlos Martín, che con grande tenacia sono riusciti a fare il grande salto in prima squadra. Vederli al Metropolitano con la maglia dell’Atlético Madrid mi riempie di orgoglio, facendomi amare tremendamente questo lavoro. Allo stesso modo voglio ricordare tantissimi altri calciatori, che non sono ancora riusciti ad imporsi nel calcio professionistico, ma con i quali ho stretto rapporti di amicizia davvero importanti".

Qual è il bilancio di ben 12 stagioni con l’Atlético Madrid, e quali sono i successi a cui resterai sempre legato?

"Il bilancio non può che essere assolutamente positivo. L’Atlético Madrid è il club che mi ha dato la possibilità di lavorare nel settore che mi appassiona di più, permettendomi di crescere tantissimo sia a livello professionale che umano. Le esperienze vissute, l’opportunità di girare il mondo, l’esigenza di un club così importante ed il senso di appartenenza, sono segni indelebili che porterò con me per tutta la vita. Per quanto riguarda i successi sportivi, credo che per qualsiasi figura all’interno di un club, non ci sia cosa più bella di vedere come i calciatori con cui hai lavorato per diversi anni siano riusciti a sfondare nel mondo del calcio professionistico, riuscendo a trasformare la loro passione in lavoro. A maggior ragione, se ciò è avvenuto difendendo la maglia della propria squadra. A livello sportivo, sottolineerei la doppia promozione con l’Atlético Madrid B, ed esser parte del miglior Atlético Madrid B della storia, avendo battuto tanti record che resistevano da tempo. Mi congedo dalla squadra colchonera con più di 200 gare ufficiali nell’Atletico Madrid B e una cifra ancora più alta nelle categorie giovanili".

Come nasce invece la possibilità di lavorare in Prima Divisione Femminile con il Madrid CFF?

"Terminata la mia avventura con l’Atlético Madrid, ho avuto la possibilità di poter vagliare diverse proposte interessanti, e quella del Madrid CFF è stata quella che mi ha intrigato maggiormente. Dopo aver dedicato tutta la mia vita al calcio maschile, ho deciso di vivere dall’interno una realtà importante di calcio femminile. Si sentono opinioni contrastanti al riguardo ed eccessivi paragoni tra le due realtà, ma stando all’interno posso dire che si tratta di un calcio molto più professionale di quanto la gente non creda. Non è un caso che il calcio femminile spagnolo sia cresciuto tanto in pochissimo tempo, e credo che stiano venendo fuori nuove generazioni in grado di mantenere ancora a lungo il livello attuale. Ho trovato un gruppo dai forti valori umani, e si percepisce nel quotidiano un ambiente davvero positivo".

Con quale spirito ti avvicini alla tua nuova avventura? Hai già avuto modo di conoscere lo staff tecnico e le giocatrici?

"Con grande gioia, e voglia di vivere una nuova esperienza in un altro contesto e con un altro club. Conoscevo già l’allenatore, mentre man mano ho potuto conoscere quasi tutto il resto dello staff tecnico. Tengo a sottolineare nuovamente la professionalità che esiste in ogni singolo settore: a partire dal lavoro sul campo, fino ad arrivare alla preparazione fisica e allo staff medico. Per quanto riguarda le giocatrici, ho già conosciuto tutto il gruppo, ed ho trovato davvero un ambiente sano e positivo che facilita le mie prestazioni. È un gruppo giovane, con voglia di crescere e migliorarsi, e che rispetta davvero tanto lo staff tecnico. Inoltre, poiché la struttura mediatica non è così esagerata come nel calcio maschile, il lavoro quotidiano risulta più naturale, senza pressioni o fattori esterni che possano distrarre le atlete. Si godono realmente ciò che fanno: ovvero giocare a calcio, e si nota vivendolo sul campo".

Come vivi il boom del calcio femminile in Spagna, con il recente argento agli Europei e la crescita costante di pubblico?

"Ritengo che nulla accada per caso. In Spagna, così come in altri paesi, si sta lavorando da anni per la crescita del calcio femminile. Investendo risorse, e avvalendosi di professionisti importanti per tirar fuori tutto il potenziale delle nostre calciatrici. Il risultato lo stiamo vedendo con la Nazionale Spagnola, e con il Barcellona, che ha conquistato la Champions League femminile con un roster tra i migliori al mondo. Fino a non molto tempo fa, non tutte le squadre potevano definirsi professioniste, ed esistevano ancora giocatrici che dovevano affiancare il calcio ad un altro lavoro. Ora non è più così. Non c’è nessuna squadra che non abbia le risorse e gli strumenti per lavorare in maniera professionale, e con le giocatrici che han compiuto finalmente il grande salto potendo vivere soltanto di calcio. A mio avviso, credo che la gente abbatterà presto le barriere che esistono, godendosi lo spettacolo che riesce ad offrire il calcio femminile. Non a caso stiamo vedendo una crescita di pubblico e di presenza negli stadi".

Come vedi il Madrid CFF, che è un club più antico del Real Madrid, ma con altri 2 grossi rivali (Real e Atlético) nella massima categoria nazionale?

"È un club storico, essendo stato il primo a nascere nella capitale spagnola. Ovviamente, trovandosi a Madrid, deve combattere con due squadre potentissime come Real Madrid e Atlético Madrid. Ovviamente è impossibile poter competere sotto il profilo delle risorse economiche, ma tuttavia il club lavora molto bene secondo la proprie possibilità, e sono certo che il futuro saprà regalare qualche bella soddisfazione sportiva".

Cosa pensi del Napoli e del calcio italiano in generale?

"Mi piace molto il calcio italiano, ed è uno dei campionati che seguo maggiormente. Sono cresciuto vedendo squadre italiane che alzavano la Champions League, o la Nazionale che vinceva titoli importanti. Si tratta di una lega molto affascinante, con Napoli e Inter che nell’ultima stagione hanno dato vita a un duello entusiasmante fino all’ultima giornata. La figura di Antonio Conte ha dato sicuramente alla squadra partenopea quel livello competitivo di cui aveva bisogno. Parliamo di un gruppo con un potenziale enorme, che si è rinforzato ulteriormente in questa sessione estiva di mercato per continuare ad essere protagonista nella nuova stagione che sta per iniziare. Il Napoli è sempre stato per me un club speciale. In primis per la sua tifoseria, sempre numerosa e pronta a spingere la squadra in qualunque stadio si trovi a giocare. E poi per la sua storia, con la figura di Diego Maradona o Marek Hamsik, un calciatore che mi ha entusiasmato davvero tanto negli ultimi anni".


venerdì 15 agosto 2025 - 12:46 | © RIPRODUZIONE RISERVATA

 



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