Abolite le aziende di turismo della Campania
Le aziende di cura, soggiorno e turismo insieme con gli enti provinciali per il turismo saranno soppressi e, attraverso un complicato processo di accentramento, tutto il vasto settore sarà gestito dalla regione Campania.
Anche l'azienda di turismo di Castellammare di Stabia, dopo oltre settanta anni di attività, scomparirà e la Città, pezzo, dopo pezzo, perde un'altra prerogativa ufficiale: quella di essere considerata a pieno titolo una stazione turistica autonoma tra le più importanti della regione, anche se di fatto, non ha mai apportato un costante, concreto beneficio all'economia cittadina, soprattutto perché il turismo nella nostra zona rappresenta una attività limitata a pochi mesi dell'anno con il coinvolgimento di un irrisorio numero di addetti. E il discorso vale anche per il cosiddetto "turismo termale" che mantiene una sua attività circoscritta in un limitato periodo dell'anno.
La maggioranza degli stabiesi, è bene ribadirlo, ha basato sempre il suo tenore di vita sul salario fisso soprattutto del cantiere navale e di altre tradizionali industrie cittadine che, specie per il passato, hanno dato lavoro e benessere sociale, direttamente o indirettamente a tutti, offrendo vantaggi anche ai paesi limitrofi e soprattutto alla penisola sorrentina.
L'industria del turismo per Castellammare di Stabia è stata sempre ampollosamente ostentata ma, nuoce dirlo, non si è stati in grado di creare quelle condizioni infrastrutturali che avrebbero consentito a tutto il comprensorio, avendone potenzialmente le caratteristiche, di decollare ragguardevolmente con indiscussi e larghi riflessi socio-economici.
Già, perché gli stabiesi, non tutti, "vittime" di una cronica magniloquenza, elogiano forse qualche volta anche in modo irrazionale il proprio paese - ma ciò non è neanche male, perché è innato nell'uomo normale il senso civico di decantare le bellezze del paese nativo - , hanno quasi sempre confuso la città come centro di villeggiatura e di relax di tipo ottocentesco, cioè quando la città era più tranquilla ed ospitale, ma soprattutto più piccola e più facilmente gestibile. Oggi, perché negarlo?, Castellammare di Stabia deve fare molti sforzi per riconquistare l'immagine che le spetta sia perché può offrire un patrimonio idrologico di fama, con acque minerali ritenute sin dall'antichità "miracolose" per la loro accertata efficienza terapeutica plurisecolare, sia perché vanta paesaggi e patrimoni artistici di grande importanza.
La Regione Campania, dunque, con una legge varata a metà novembre del 2011, mette in discussione la validità degli enti provinciali per il turismo, che sono cinque e le diciassette aziende di cura e soggiorno, chiedendone l'abolizione, enti che pure in tanti decenni hanno contribuito al miglioramento e rilancio di varie località. Lo scopo di mettere in campo una vasta operazione che riguarda la riorganizzazione di tutto il comparto, non sembra del tutto chiaro, come non sembra del tutto chiaro il decreto (ma per la precisione si tratta di un disegno di legge regionale sul turismo), proposto dall'assessore regionale al turismo e ai beni culturali, Giuseppe De Mita, ed approvata dalla Giunta regionale della Campania, ma allo stato mancano i decreti attuativi.
Si tratta innanzitutto di uno "smantellamento" totale di tutto il comparto, con l'obiettivo di promuovere, questo sarebbe lo scopo principale, il coinvolgimento di "forze" pubbliche e private.
In sintesi, si tratta, appunto di un disegno di legge regionale sul turismo proposto dall'assessore del ramo, che intercetta alcune delle linee strategiche che si è inteso porre fin qui, alla base dell'azione politica, amministrativa ed istituzionale.
Tale legge, infatti, stabilisce innanzitutto funzioni e competenze dei vari enti territoriali per evitare sovrapposizioni e "confusioni e soprattutto individua una nuova governance (nascita degli Ambiti Territoriali Turistici Omogenei e lo sfruttamento dei Sistemi Turistici Locali); l'istituzione dell'Agenzia Regionale per la promozione del Turismo e dei Beni Culturali della Campania...";la soppressione, come &egrav
e; stato detto, degli EPT e delle Aziende di soggiorno; la predisposizione dei Servizi di Informazione ed Accoglienza Turistica (IAT); la previsione dei Servizi e della Carta dei Diritti.
Un altro capitolo del disegno di legge proposto, si sofferma sulle competenze degli enti territoriali individuando, rispetto al turismo, competenze per la Regione, i Comuni ed istituisce il Tavolo Istituzionale delle politiche turisctiche.
E' previsto anche che ai STL possono aderire gli Enti Locali, i soggetti pubblici, le imprese del settore turistico, che abbiano sede o esercitino le proprie attività nell'ambito territoriale interessato. La scelta della forma associativa, delle modalità di intesa e della governance del STL, è lasciata all'autonomia dei soggetti che la costituiscono, i quali la individuano e disciplinano nel rispetto della normativa vigente.
E' evidente che ogni soggetto interessato dovrà provvedere a far pervenire all'ente competente i relativi progetti per le attività che vorrà svolgere e per le iniziative promozionali che intenderà intraprendere.
Come tutte le cose che si dicono, apparentemente l'iniziativa regionale di travolgere un sistema che ha bisogno di essere snellito e incentivato.
Resta il fatto che probabilmente alcuni comprensori potrebbero beneficiare di particolari interventi ed altri no. Un sistema di accentramento potrebbe privilegiare alcune realtà - che già godono ragguardevoli posizioni di notorietà - lasciando magari a località un po' in ombra di non ottenere i necessari interventi finanziari per un auspicato rilancio.
Tuttavia, nel frattempo, occorrerà nominare dei commissari liquidatori delle "vecchie" strutture e definire il ruolo che dovranno assumere le "vecchie" aziende del turismo cui probabilmente saranno trasformate in "agenzie di informazione".
Ma che cosa potrebbe, o potrà succedere, è quasi impossibile prevederlo, anche perché, e le cose certamente vanno per le lunghe e molti aspetti del vasto sistema è oggetto di studi e proposte, mai realizzati, ormai da più decenni.
Dobbiamo aggiungere che questo disegno di legge, che porta la data del 17 novembre 2011, sta incuriosendo un po' tutti e molti si domandano che cosa sarà di varie città turistiche e, soprattutto, si pongono la domanda: ma Castellammare di Stabia è una "città turistica"? Ebbene: "sì", Castellammare di Stabia, come già ricordato, da quasi 90anni è stata "dichiarata" città turistica, con relativa istituzione dell'Azienda di cura, soggiorno e turismo.
Le "origini" risalgono al 28 dicembre 1921 quando l'Amministrazione comunale del tempo (sindaco Francesco Monti), fece costruire nella piazzetta Nino Bixio, al Corso Vittorio Emanuele (dove poi sorgerà la cosiddetta Casa del fascio), uno chalet (costato lire 12.000), utilizzato come ufficio informazioni e movimento forestieri che iniziò la propria attività il primo maggio 1922.
Lo spiazzo, vicino al mare, era in precedenza abbandonato e zeppo di ghiaia ed erbacce e fu sistemato a giardinetto già nel 1909 per una spesa complessiva di lire 1535,15.
Tale ufficio, con decreto interministeriale dell'8 maggio 1927 e fino a quello del 15 luglio 1953, ottenne il riconoscimento delle caratteristiche di Stazione di cura, dando vita alla definitiva istituzione dell'Azienda Autonoma di Cura, Soggiorno e Turismo di Castellammare di Stabia.
Per completezza di informazione, aggiungiamo che il primo Comitato Amministrativo autonomo fu costituito nel 1929, con sede in Piazza Municipio, presso l'ex seminario. La presidenza fu assunta dal professor Alberto Botti, dell'Università di Napoli. Successivamente l'Ente fu trasferito in Piazza Ferrovia, nel fabbricato ubicato sulla destra della stazione, e, poi, spostato ancora, per necessità di locazione, al Corso Vittorio Emanuele. Intanto, nel frattempo, fu realizzato appositamente, auspice il cav. Francesco Pandolfi, il fabbricato dove funzionano attualmente gli uffici dell'Azienda.