Riparte il processo a carico della gang di presunti usurai di Sant'Antonio Abate che misero sotto torchio un imprenditore edile cittadino. Imputati sono: Luigi Alfano, Antonio Esposito (nella foto), Ferdinando Gargiulo, Alfonso Mascolo, Angelo Coticella ed Ernesto Montagna. Si rinnova l'istruttoria dibattimentale del processo dopo che è cambiata la composizione del collegio della seconda sezione penale del tribunale di Torre Annunziata, il collegio difensivo ha chiesto la ripetizione dell'istruttoria e il tribunale ha richiamato tutti i testi già ascoltati. A cominciare dalla persona offesa, A.D. l'imprenditore che ha denunciato le vessazioni subite. La sua audizione è stata molto più rapida di quella che svelò l'organigramma e l'organizzazione dell'attività usuraia. Ha, infatti, confermato tutto quello che aveva già dichiarato e si è sottoposto alle domande dei nuovi difensori entrati nella nuova fase del processo. Stesso discorso per la moglie C. A. che ha risposto alle ulteriori curiosità della difesa. Nell'udienza di ieri mattina sono, invece, sfilati dinanzi al collegio i rappresentanti della Polizia di Stato del commissariato di Castellammare di Stabia che raccolsero la denuncia dell'imprenditore. Anche la loro testimonianza è stata telegrafica limitandosi a confermare le dichiarazioni già fatte nel corso del processo ormai risalente al 2008. Una costrizione procedurale a cui le parti sono costrette ad adempiere
per poter procedere con il resto del processo. Processo la cui istruttoria aveva già delineato i ruoli della presunta organizzazione e si avviava alla discussione finale. Secondo quanto riferito dall’imprenditore abatese, costituitosi parte lesa nel processo con il patrocinio del penalista Raffaele Chiummariello, i ruoli erano così ripartiti: Alfano, fece da intermediario procurando il “cliente” a Mascolo che mise a disposizione il capitale in cambio di assegni postdatati in garanzia. Il credito dei titoli ammontava a 54.000 euro mentre il presunto strozzino diede in contanti alla parte lesa solo 36.000 euro, divisi in due trance. L’imprenditore edile promise di restituire l’intera somma al momento della vendita di casa sua pagando nel frattempo un interesse del 13% mensile. Nonostante i regolari pagamenti degli interessi, che provocarono il protesto della parte lesa, il cappio cominciò a stringersi tanto che il Mascolo cercò di impossessarsi della casa a fronte di un’offerta irrisoria. Successivamente come “garanti del pagamento” il presunto usuraio si avvalse della “collaborazione” di un pregiudicato in ascesa nell’elitè criminale della zona, “Tonino ‘o biondo” Esposito, addetto alle sollecitazioni per il pagamento. A fargli da spalla, Montagna, che come ha riferito l’imputato, faceva anche credere di essere armato per rendere gli avvertimenti più incisivi.