Aveva convinto il fratello Domenico a stipulare due polizze assicurative a suo favore. E poi lo aveva persuaso ad uscire con un messaggio da un numero a lui sconosciuto, scambiandosi per una donna polacca. Il piano di Antonio Martone, 36 anni, come ricostruiscono gli inquirenti, era stato congegnato nel dettaglio. Il tutto è racchiuso nell’ordinanza di convalida del fermo che il gip di Torre Annunziata Valeria Campanile ha firmato per Antonio Martone, accusato di omicidio aggravato dalla premeditazione per motivi abietti. Sono le immagini delle telecamere di videosorveglianza ad incastrare Antonio in ben tre Comuni: Angri, Sant’Antonio Abate, Lettere. Lui, cuoco imbarcato sulle navi, ambiva ad incassare 300mila euro dall’assicurazione per scappare in Asia dalla fidanzata e costruirsi una nuova vita. Non ha fatto in tempo a realizzare il suo piano, perché a fermarlo sono stati i carabinieri. In quegli sms, Domenico si lascia convincere ad uscire e a portare con sé il frate
llo, dato che quella presunta donna polacca gli aveva fatto sapere che avrebbe portato un’amica. Domenico, 33 anni, operaio stagionale, passa a prendere il fratello a Sant’Antonio Abate, poi si accomoda sul sedile posteriore. Ad attenderlo però non c’era una serata piacevole, ma il piano che lo avrebbe portato ad una tragica e assurda morte. L’auto si dirige verso Lettere, Antonio prende una tanica e la nasconde nel bagagliaio sotto un panno. Poi conduce Domenico nel luogo del delitto, come emerge dalle ricostruzioni, e prima lo tramortisce, poi gli dà fuoco, ancora vivo, al punto che nei polmoni della vittima ci sono tracce di fumo inalato mentre il suo corpo ardeva. “Se scampo anche questa, secondo me faccio la botta o mi ammazzo solo io… o posso prendere il posto di Lupin” sono le parole di Antonio, intercettate mentre era a bordo della vettura. Ora su di lui pende l’accusa dell’omicidio del fratello, una tragedia ai limiti della follia.