Stabia: cultura antica e contemporanea

Napoli esplode, Castellammare sesta Provincia

Una svolta per la città stabiese.

di Antonio Ziino


Ritorniamo a trattare, con cadenza quasi decennale, un argomento di estremo interesse: l'istituzione della VI provincia con capoluogo Castellammare di Stabia. Una istituzione che potrebbe veramente creare una svolta decisiva per la Città del futuro, che tutti vogliono costruire migliore dell'attuale, ma che in realtà nessuno dimostra di impegnarsi a fondo. Ora bisogna guardare a prospettive sicuramente valide e vincenti per uscire da uno stagnante impasse con compromissione della vita sociale ed economica della città cronicamente sotto una annosa cappa di diffusa crisi (non ultima  quella della cantieristica che dovrà assolutamente essere risolta per risollevare  le sorti di migliaia di famiglie che vivono in disagiate condizioni). Come  abbiamo detto, il tema non è nuovo specie per noi che lo dibattiamo sin dal 1960.
Centodieci anni or sono, con l'allora sindaco di Castellammare di Stabia, Tommaso Cuomo, si cominciò a parlare appunto dell'istituzione di una nuova provincia con capoluogo  Castellammare. Si aprì un dibattito tra istituzioni, "persone che contavano", sia locali, sia dei paesi vicinori, tanto che il 20 marzo del 1914 (sindaco Catello Gaeta), la "Voce Socialista", che si pubblicava a Roma, scrisse che "tempo fa si lesse che era intendimento del Governo di sdoppiare alcune province italiane troppo estese, facendo capoluoghi delle nuove provincie La Spezia, Taranto, Rieti e Castellammare di Stabia". Si sottolineò  l'opportunità di creare una nuova provincia per alleviare i disagi di quanti erano (e sono) costretti (da Capri, da Massa Lubrense, da Ischia, dai paesi della penisola sorrentina, di quelli della fascia vesuviana, ecc.), a recarsi a Napoli per svariati motivi. Purtroppo, la nostra città, come accaduto già per l'istituzione del nuovo Tribunale, rimase fuori.
Nel passato, pochi sanno, e pochissimi ricordano, che Castellammare ha conosciuto  stagioni felici: é stata sede di Sottoprefettura, sede della Banca d'Italia, fino al 1962, sede di vice consolati stranieri (Inghilterra, Francia, Spagna, Danimarca, Grecia, Haiti, ecc.). Poi negli  anni successivi, per una serie di motivi (determinanti i giochi di potere, i compromessi, le "gelosie" di altre città (sembra incredibile!), il  disinteresse cronico  degli stabiesi  per il loro patrimonio  ambientale, storico e artistico, mai abbastanza tutelato, la Città ha mollato la corda. Il terremoto  del 1980 ha fatto il resto. Ma, come dire, la realtà é quel che é, e la storia é storia e le chiacchiere sono chiacchiere!
Quelli che parlano ancora   di  stupidi campanilismi e di velleità "autonomistiche", confermano di voler continuare sulla linea di quanti vogliono egoisticamente tutelare solo i propri interessi e ignorare quelli della collettività.
Ritornando all'opportunità della creazione di una nuova provincia  a metà strada, é diventata una necessità inderogabile (ma per raggiungere l'ambito obiettivo occorre il concorso (leale!) di tutte le forze sociali, politiche, economiche e religiose, soprattutto queste ultime che dovrebbero sensibilizzare anche il popolo di Dio attraverso una più precisa e obiettiva informazione riguardante i possibili vantaggi acquisibili dal buon risultato dell'iniziativa, nel rispetto di tutti e di tutto).
Oggi, la situazione di Napoli é addirittura esplosiva:  capoluogo e provincia contano oltre tre milioni di abitanti, centinaia di migliaia di mezzi pubblici e privati, traffico caotico, mancanza di abitazioni, disoccupazione e criminalità comune e organizzata che hanno raggiunto   livelli altissimi e preoccupanti, impongono delle scelte e delle rinunce che la classe politica deve fare per decongestionare la  metropoli che, purtroppo, vive in un circuito planimetrico ristrettissimo rispetto al numero di abitanti e dei servizi pubblici e privati presenti sul territorio. La densità demografica é enorme: 2.850 abitanti per chilometro quadrato, la più alta d'Italia. Infatti,  Torino ne conta 347, Milano 470, Verona e Bologna  250,  Firenze 310, Roma 700 (la media nazionale  é appena di 186 unità per kmq), e la città é diventata troppo piccola per sopportare   e fronteggiare problematiche troppo gravi e complesse, non solo, ma bisogna aggiungere  che  Napoli  accoglie giornalmente centinaia di migliaia di persone provenienti dai 91 comuni della provincia. E quindi altre auto, altro caos, altri disagi per tutti. Ricordiamo che nel 1974, una vertenza dei portuali di Napoli fece dirottare nel porto stabiese alcuni traghetti in servizio sulla rotta di Napoli-Olbia, Napoli-Civitavecchia, ecc. Il porto di Castellammare si animò subito, movimento di passeggeri, merci, movimento negli alberghi, nei ristoranti, nei bar. Il timore di Napoli di perdere "qualcosa di suo", fece

rientrare subito la vertenza e dopo poche settimane scomparvero i traghetti dal nostro porto, ritornando nel porto napoletano, nell'abituale  caos di via Marittima. Una volta "saggiato" il fruttuoso movimento portuale stabiese, che cosa fecero Sindaco e politici di Castellammare per ottenere e mantenere almeno qualche linea di traghetti, visto che il porto di Napoli non poteva, né, può reggere un traffico marittimo così intenso? Anche in quella occasione Napoli impose la sua "supremazia" e recuperò ciò che aveva visto in pericolo di perdere. Tutto ciò, naturalmente, é a scapito della vivibilità, dell'insieme delle bellezze paesaggistiche, dei monumenti di immenso valore storico e artistico  di Napoli che vengono sacrificati e sottratti alla fruizione dei cittadini.
La creazione di una nuova provincia, al centro di un'area geografica comodamente accessibile, sia da Sorrento, sia da tutti gli altri centri, comporterebbe l'istituzione del palazzo della Provincia, della Prefettura della Questura, dell'ufficio provinciale delle PP.TT., del Catasto, della sede della Banca d'Italia, del Provveditorato agli studi, dell'Ufficio provinciale del lavoro, della Camera di Commercio e di tanti altri uffici. I risultati  si potrebbero presto apprezzare, anche a livello di occupazione per migliaia di nuovi posti di lavoro che si creerebbero, e l'attuale capoluogo riacquisterebbe  più presto  il suo insostituibile ruolo di capitale del Mezzogiorno. Potrebbe meglio attrezzarsi per accogliere sempre più turisti, offrire meglio il "pacchetto di beni", costituito dai grandiosi parchi, dai grandi musei, dalle importantissime pinacoteche, dai grandiosi palazzi ricchi di storia e di capolavori  d'arte, dalle grandi biblioteche, dalle università.
Ricordiamo ancora che il discorso dell'istituzione della sesta provincia é stato  ripreso nel 1991 nel corso di un convegno. Intervennero i rappresentanti dei comuni di Agerola, Anacapri, Boscotrecase, Castellammare di Stabia, Gragnano, Lettere, Massa Lubrense, Meta, Piano di Sorrento, Pimonte, S. Maria La Carità, S. Antonio Abate, Sorrento, Vico Equense, i quali tutti, con atti deliberativi dei rispettivi consigli comunali, si dichiararono d'accordo a  costituire una nuova provincia per i citati motivi.
In data 22.4.1991, il Consiglio Comunale di Castellammare di Stabia,  dopo aver ricordato  che l'idea era  stata  condivisa dai Sindaci ed Amministratori nel corso della riunione tenutasi a Sorrento il 25.3.1991, così concludeva il suo documento: "Il Consiglio Comunale all'unanimità vota il seguente Ordine del giorno...(e) chiede che la Giunta e il Consiglio Regionale della Campania, la prima in sede di proposta preliminare ed il secondo  in sede di approvazione del provvedimento di delimitazione dei poteri e dei confini dell'area metropolitana, tengano conto della forte determinazione autonomistica di quest'area che per storia, cultura e risorse rivendica la costituzione di una nuova Provincia".
Di quel Consiglio Comunale, facevano parte anche gli stabiesi Aniello Di Nardo, senatore, e Salvatore Vozza, oggi ex deputato. Tutta la documentazione fu inviata agli organi competenti, ma   rimase "lettera morta".
oggi le condizioni sono rimaste immutate: inutile dire che le Province saranno abolite, che si stanno studiando nuovi assetti territoriali, che si avranno delle trasformazioni.
Castellammare col  vasto comprensorio  non può rimanere ulteriormente un convulso quartiere periferico di Napoli, e rilancia la richiesta: vuole la Sesta Provincia.
Napoli, dicono alcuni, é gelosa di cedere una parte del suo territorio, perché perderebbe la fascia costiera ,notoriamente famosa  per i suoi prestigiosi centri turistici, perderebbe i parchi archeologici di Ercolano, Pompei, Stabia, "perderebbe Capri ed Ischia", perle internazionali del turismo.
Specialmente sui nostri giornali Città e Turismo e Corriere della Regione , sin dagli  anni Sessanta, abbiamo  insistito per l'istituzione di un tribunale a Castellammare. Poi il tribunale é stato istituito a Torre Annunziata. E sta bene. Anzi, non sarebbe neanche male se alcuni edifici di enti pubblici sorgessero nell'area del comprensorio, in ogni caso raggiungibili in pochi minuti (infatti anche da Sorrento a Castellammare si impiegano pochi minuti, dal momento che il traffico intenso scorre sul percorso inverso).
Certamente i  senatori Di Nardo e Raffaele Lauro (che ha raccolto voti anche a Castellammare e circondario), il sindaco Luigi Bobbio  dovrebbero essere particolarmente favorevoli per portare avanti il progetto e sapranno riprendere e portare avanti il discorso e, si spera, con favorevole risultato, lasciandoci alle spalle la lunga storia, tessuta di intrighi, raggiri, "gelosie stupide ed inutili", nonché di trabocchetti e trappole, da parte di chi si dichiarava favorevole qui, e tramava altrove, con sistemi feudatari.


giovedì 7 ottobre 2010 - 13.08 | © RIPRODUZIONE RISERVATA

 



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