Marcia a Napoli per la quattordicesima giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie inizia con l'inno d'Italia. Lo cantano i familiari delle vittime della criminalità organizzata, in testa ad un corteo che ha raggiunto piazza del Plebiscito. Almeno 150mila persone hanno affollato il lungomare napoletano arrivando da trenta Paesi del mondo e da tutte le regioni italiane. Ma tutte sono rimaste sorprese quando sul palco del Plebiscito, a concludere la manifestazione è salito l'azutore di Gomorra, Roberto Saviano. La sua presenza era stata tenuta segreta fino all'ultimo momento. Una volta sul palco, Saviano ha letto i nomi di decine di vittime dei clan e della criminalità organizzata.
«Migliaia e migliaia di persone sono qui oggi per un abbraccio alla città - dice don Luigi Ciotti, presidente nazionale dell'associazione Libera che ha promosso la tre giorni dedicata all'antimafia - è un segno di attenzione a chi si impegna tutti i giorni contro la criminalità organizzata. Oggi siamo qui per ripetere che occorrono meno parole e più fatti».
A Napoli sono arrivate 1500 persone dal Piemonte, mille dalla Sicilia, a bordo di due navi, 300 dalla Toscana, 800 autobus di studenti delle scuole di tutto il Paese, negli alberghi partenopei sono stati ospitati la notte scorsa 480 familiari delle vittime, gli stessi che aprono il corteo di Libera, esponendo le fotografie dei loro cari scomparsi.
C'era anche il giudice Luigi De Magistris, oggi a Napoli. Il neocandidato dell'Idv alle Europee ha partecipato alla manifestazione, e alla fine è salito sul palco assieme ai familiari delle vittime delle mafie, accanto ad altri magistrati come il procuratore dell'antimafia nazionale Piero Grasso, e il capo della Dda di Napoli Franco R
oberti; questi ultimi due hanno letto alcuni dei 900 nomi delle vittime.
Anche i lavoratori dello stabilimento Fiat di Pomigliano d'Arco al corteo. Un gruppo di operai, da tempo in lotta per mantenere il posto di lavoro contro la paventata chiusura dello stabilimento, si è unito alla marcia in memoria delle vittime di mafia e camorra. Urlano slogan in difesa dello stabilimento e hanno uno striscione con su scritto «Pomigliano non si tocca».
Rita Borsellino definisce i giovani che oggi marciano come la «sua consolazione», ma denuncia la distanza delle istituzioni: «Sono molto arrabbiata e meno ottimista di 17 anni fa, quando morì mio fratello. Oggi le istituzioni sono più lontane». La sorella del magistrato che perse la vita nel 1992 in una strage mafiosa, dice a chiare lettere: «La reazione forte nelle istituzioni, 17 anni fa, mi aveva portato a credere che la soluzione fosse più vicina. Ma dopo 17 anni la soluzione ancora non c'è. Le istituzioni sono più lontane, ripeto, e questa altalena di impegno e disimpegno permette alle mafie di avere il tempo di riorganizzarsi».
Secondo Rita Borsellino, «tutti i governi hanno fatto poco». «Le mafie - osserva - sono cambiate, sono più pericolose, sono più inserite nei gangli del potere, quindi è peggio di 17 anni fa. Servono istituzioni più vicine, servono più mezzi e più risorse». «Però c'è tutto questo - aggiunge rivolgendosi alla folla e sollecitando i giovani a coltivare l' indignazione - i ragazzi sono carichi, sono arrabbiati, e questa rabbia è uno strumento prezioso. La scuola sta svolgendo un compito straordinario. Quello che vediamo qui oggi 17 anni fa non c'era».