Continua la ricerca degli acquedotti romani dell'ager stabianus. Oggi, l’Archeoclub di Italia – Stabiae ci parla di un nuovo acquedotto in località Orsano di Lettere. Pochi testi pervenuti dai quali attingere notizie, ad eccezione un articolo relativo ai lavori di messa in sicurezza delle arcate dell'acquedotto di Lettere, visibili tra via Mulino e Piazza Roma, che ne attribuiva l'origine romana, anche se il cartello storico lo data al XIII secolo.
«Poichè le arcate rappresentano solo un tronco di acquedotto abbiamo deciso di trovarne l'origine. Un acquedotto deve partire per forza da una sorgente di acqua, che può essere di tipo naturale o artificiale se costituita da enormi cisterne. Dopo aver esplorato le strade in vicinanze delle arcate ci siamo diretti verso la sorgente di Orsano, il punto più probabili per l'origine dell'acquedotto. Avendo acquisita una discreta esperienza sulla tipologia costruttiva degli acquedotti che i romani hanno costruito nell'ager stabianus attraverso lo studio dell'acquedotto di Quisisana e valle dell'Imbuto, con nostra meraviglia ritroviamo circa 2/3 km di acquedotto sotterraneo, ma a noi divenuto molto familiare. Ne abbiamo esplorato circa 20 km tra Castellammare, Pimonte, Agerola e Gragnano. La tipologia è sempre la stessa, uno speco a sezione rettangolare, di larghezza variabile, perfettamente intonacato e mimetizzato tra la roccia e la vegetazione. &r
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«L'ennesima prova che il territorio stabiese, una tempo ager stabianus, è percorso dalla storia. Ma incredibilmente ignorata. Solo a Roma sono stati ritrovati decine di acquedotti per una città che contava un milione di abitanti. A Stabiae giungevano almeno tre acquedotti direttamente dalle sorgenti di Agerola (Acqua Fredda), Gragnano (Valle dell'Imbuto) e Lettere (Orsano), e tante diramazioni via Castellammare, Sant'Andrea, Fratte, Pozzano, Centro Antico, ecc... »
«Tutto ciò per dare l'idea di un sito archeologico che merita un maggiore approfondimento, 100 ritrovamenti casuali a cui si aggiungono i recenti di Piazza Unità d'Italia e Via Regina Margherita devono far riflettere le autorità sulla necessità di mappare l'intero territorio e salvare tutto quello che è ancora rimasto. Poi occorre una coscienza dei privati che devono avere il senso civico di denunciare ciò di cui si è a conoscenza e in collaborazione con le autorità tutelare questo immenso patrimonio archeologico che dà valore a Castellammare ma anche ai comuni del circondario, come Gragnano, Pimonte e Lettere. »
«Occorre un grande progetto di salvaguardia non più rinviabile. La storia degli acquedotti è la storia del territorio, le antiche autostrade dell'acqua rappresentano delle infrastrutture strategiche e durature da salvare.»