Per una qualsiasi persona che si chiama Catello doversi identificare fuori del comprensorio stabiese presenta una piccola avversità. Nel presentarsi, spesso, capita sentirsi dire: "Cosa?...Sì... e il nome?".
Il nome Catello è molto conosciuto e usato nel comprensorio di Stabia, ma quasi completamente sconosciuto altrove. Al di fuori di tale area, invece, il nome è usato con una buona diffusione sotto forma di cognome. Attraverso una veloce ricerca negli elenchi telefonici nazionali (del 2003) scopriamo che il cognome Catello è presente in trentanove comuni italiani; nella sola città di Napoli compaiono ben ventotto abbonati con tale cognome. Nel corso dei secoli, non sono mancate ricerche sulle origini di questo nome che però hanno fruttato ben poco di certo sul significato dello stesso.
L'origine del nome si presenterebbe abbastanza corretta sia in latino (piccolo animale/cucciolo), sia nell'antico dialetto umbro (cane). Chi ha introdotto il nome a Stabiae?
Impossibile dirlo; Stabia, città di mare, sin dalle sue origini per la presenza del porto ha potuto sviluppare un intenso scambio commerciale e culturale con diverse civiltà. Non si può escludere che tale nome, quando introdotto nel comprensorio, non avesse già subito mutazioni dei caratteri originali. Pertanto, tale tipo di ricerca deve percorrere una strada diversa.
In uno scritto di Vincenza e Catello Vanacore (cfr. Sulle tracce di Catello, in Cultura e Territorio, 2001), attraverso lo studio di 17 fonti epigrafiche (documenti e lepidi a partire dal IV secolo, nessuna dell'area stabiese) è documentata la buona diffusione del nome: "Catello, oltre ad essere nei tempi cristiani abbastanza diffuso, era anche variamente attestato".
Diversi di questi documenti, dovettero essere già visionati da mons. Francesco Di Capua nel 1932: "Il nome Catello era molto comune nei secoli sesto e settimo; si trova più volte nell'epistolario di S. Gregorio Magno (590-604) e nelle iscrizioni".
Catello, anche se sotto forma di diminutivo, è documentato come nome di battesimo di un Papa. L'arcidiacono Catellino, di nobili origini romane, eletto Pontefice (560-573), passerà alla storia come San Giovanni III. Un Catellino è documentato anche nella cronologia dei vescovi di Parenzo (Trieste), nel 586.
Stupirà sapere che il nome Catello è al VI secolo usato anche nella forma femminile. Recandosi a Manfredonia e precisamente al santuario dedicato alla Madonna di Siponto, è possibile ascoltare la storia di Catella; una giovane ragazza violentata da un parente de
l vescovo davanti all'immagine della Madonna. Si tramanda, che la Vergine mutò il Suo aspetto.
"Dal momento in cui fu consumata la nefandezza inaudita, si trasfigurò: i suoi occhi, già dolci e suadenti, furon visti diventare ogni giorno più grandi e finalmente restarono sbarrati come due finestre su una notte di procella".
Da tradizione che la sventurata ragazza cercò la morte fra le onde, ma il mare la riportò a terra. Le sue lacrime si raccolsero originando il lago di Salso. Anche se il racconto presenta risvolti leggendari, esso è parzialmente documentato. Nel 593, Papa Gregorio Magno, scrisse al suo segretario Pietro, al notaio Pantaleone e al vescovo Felice, affinché il nipote del vescovo venisse punito dell'affronto fatto a Catella, figlia di Evangelio, diacono della Chiesa sipontina.
Visto quanto riportato è forse giusto porsi una domanda. Come mai un nome diffuso ed attestato nelle comunità cristiane scompare, rimanendo in uso solo a Stabia?
La nostra ipotesi è quella che il nome Catello derivi dall'ebraico, e che sia introdotto a Stabia assieme alla diffusione della dottrina cristiana. Probabilmente, il nome è collegato al culto dell'angelo Cahetel (tradotto "Dio Adorabile").
Questa teoria trova riscontro nell'analisi delle iscrizioni riportate nel menzionato scritto di Cinzia e Catello Vanacore, in particolare di due (una riportata come di origine giudaica e una ulteriore come di origine ebraica).
La religione giudaica, ancora oggi, a differenza di quella cristiana, riconosce ben 72 angeli, e tra questi vi è il citato Cahetel. Le prime comunità cristiane erano molto legate alla tradizione ebraica alla quale nei primi secoli era aggiunto il solo messaggio del Vangelo. Agli albori della diffusione del cristianesimo, non era ancora diffuso il culto per i santi, mentre era vivo quello per gli angeli. Niente di strano, pertanto, che sposi cristiani consacrassero i propri figli (o si facessero battezzare dopo la conversione) con il nome di un angelo.
Il culto delle figure alate, però, crebbe a dismisura, tanto da raggiungere l'eresia; essi erano invocati nella magia, in astrologia e nell'idolatria. Nel secolo VIII la reazione della chiesa, a tale fenomeno, si renderà concreta nei concili di Roma del 745 e d'Aquisgrana del 789. Saranno scomunicati tutti i messaggeri celesti ad eccezione degli Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele.
Ben 69 dei 72 angeli diverranno pertanto demoni. Per tale ragione il nome Catello, connesso alla figura di un angelo scomunicato, cadde in disuso. Esso rimane invece diffuso a Stabia poiché legato al culto del santo patrono vissuto nel VI secolo.