Nel rituale di Fratiélle e surèlle rivivono ogni anno (dal 26 novembre all'8 dicembre) la fede e la devozione alla Madonna del vescovo Petagna
Testo tratto dal libro: Egido Valcaccia, L'Immacolata Concezione. 'O nomme bello r' 'a Maronna. Culto e tradizione a Castellammare di Stabia, Castellammare di Stabia 2008.
"Fratiélle e surèlle, jamma a dicere 'o rusario a Maronna!
Ogge è 'a primma stella d''o nomme bello r' 'a Maronna!"
L'11 gennaio 1850 re Ferdinando II affidava la cattedra di San Catello al sacerdote napoletano Francesco Saverio Petagna. Nel giugno successivo il nuovo vescovo fece il suo ingresso in Castellammare, vestendo i paramenti pontificali nel tempio di Santa Maria dell'Orto, al tempo la prima chiesa che stava all'ingresso della città.
Il governo del vescovo Petagna cade in un momento difficile per la Chiesa locale, fortemente influenzata dagli accadimenti socio culturali che sconvolsero l'Italia.
L'attenzione del pastore si rivolse, in modo particolare, verso le contrade poco popolose, dove si sentiva maggiore il bisogno di evangelizzare e difendere i valori del cristianesimo. Per tale ragione il prelato invitò i responsabili comunali a costruire due nuove chiese, una in località Spiaggia, l'altra nelle campagne di Castellammare. La grande attenzione verso il preoccupante fenomeno è dimostrata dal fatto che il vescovo istituì una serie di cappelle serotine dedicate al culto verso la Madre di Dio.
In queste cappelle sì ci radunava la sera, per due ore di preghiera e di catechismo: le donne si riunivano per la recita del Rosario e gli uomini vi si recavano all'uscita dalle fabbriche, prima di andare a casa. I rettori erano addetti alla cura delle anime nel periodo più pericoloso del giorno, quando si poteva essere tentati di recarsi con donne di malaffare o in locali dove si praticava il gioco e si abusava di bevande alcoliche.
Mons. Petagna voleva che le classi più povere di una città operaia guardassero alla Madonna come faro della propria esistenza. Per tale motivo, prendendo ispirazione dalle cerimonie dei raduni del sabato e dalla dodicina penitente (che si svolgevano a Napoli), istituite, nell'allora capitale del Regno, da don Placido Baccher in onore dell'Immacolata, i
ntrodusse la tradizione di Fratiélle e surèlle.
"Mons. Francesco Saverio Petagna diede nuovo culto alla Vergine dal titolo Immacolata Concezione; nella chiesa di Santa Maria dell'Orto era infatti in venerazione una statua dell'anzidetta Vergine ed ivi fu fondata la pia usanza della dodicina dell'Immacolata con esortare tra l'altro a viva voce, i fratelli e le sorelle alla religiosa pratica. Attesta ciò uno scritto del vicario generale della diocesi stabiese, all'esule prelato Petagna, in Marsiglia per gli eventi istituzionali dell'anno 1860" (Giovanni Celoro Parascandolo).
In seguito l'usanza, dal tempio di Santa Maria dell'Orto, fu adottata nella vicina chiesa di San Vincenzo Ferreri, aperta al culto da mons. Petagna nell'agosto 1868, oltre ad essere presto emulata da altre chiese stabiesi.
Il vescovo volle istituire la messa della dodicina, alle prime ore del mattino, per permettere agli operai, che al tempo lavoravano anche oltre le 12 ore al giorno, di poter onorare la Madonna prima di recarsi al lavoro. A tale ora, però, le strade erano buie (non esisteva l'illuminazione elettrica) e si correva il rischio di essere assaliti dai briganti; inoltre il suono delle campane era proibito prima delle 7,00 del mattino.
Perciò si creò la necessità di istituire un corteo votivo, che andasse a prendere i fedeli fin sotto casa e la voce che avvisasse del suo passaggio. In alcune parrocchie fino a non troppi anni or sono, i sacerdoti fornivano delle torce a coloro che iniziavano il corteo. Questa usanza, trasmessa dai parroci più anziani, ci aiuta ad immaginare i primi cortei di Fratiélle e surèlle, che non erano animati dallo sparo dei mortaretti e dal suono delle zampogne, ma erano caratterizzati dalla devozione dei penitenti che illuminavano la strada che conduceva i fedeli verso le chiese.
Nel rituale di Fratiélle e surèlle, quindi, rivivono ogni anno (dal 26 novembre all'8 dicembre) la fede e la devozione alla Madonna del vescovo Petagna e la sua attenzione per le classi meno agiate del popolo stabiese, anche grazie a lui un popolo mariano.