La Settimana Santa e Pasqua, per i ragazzi dei miei tempi (oggi i giovani pensano alle discoteche, ai viaggi con gli amici, ai complicati e costosi weekend), era "anche" "passione" e "resurrezione" di Gesù, ma rappresentava soprattutto, perché non dirlo?, una settimana di grandi movimenti nelle case, dove si preparavano pastiere, casatielli, si dipingevano uova sode e si spennavano galline. E i ragazzi si organizzavano, dalle nostre parti, già per il lunedì in albis, per andare in comitiva a Pozzano, a Monte Coppola, alla Madonna della Libera, e quelli di altre località andavano a Montevergine, alla Madonna dell'Arco, a Pompei, a Sorrento, a Monte Faito, a Paestum.
Oggi la Settimana Santa, che si conclude con la Pasqua, complessivamente, è meno mangereccia, meno apparente, meno povera, anche perché manca lo struscio e l'attesa veste o vestito nuovo che si attendeva per mesi per poterne fare sfoggio per la visita ai "sepolcri" e nella grande ricorrenza pasquale, oggi non fa più "specie" perché i guardaroba dei giovani sono pieni come piccoli negozi di abbigliamento.
Tuttavia, molto cambia, molto si trasforma, ci si adegua ai tempi, ai nuovi usi e costumi, ma la tradizione, nella sua essenzialità, rimane. Così, trascorsa la Domenica delle Palme, che la Chiesa celebra il trionfale ingresso di Gesù in Gerusalemme, acclamato dalla folla che lo salutava agitando rami di palme, come ci racconta l'evangelista Giovanni, siamo entrati nella Settimana Santa che nella tradizione ebraica e, successivamente, in quella cristiana, scandisce il tempo attraverso la memoria rispettivamente del riposo di Dio nella Creazione e della resurrezione di Cristo. Oggi, come già nel IV secolo, tra tutte le settimane quella "Santa" è la più importante e termina, secondo la nuova liturgia, con la Veglia Pasquale nella notte tra il Sabato Santo e la domenica di Pasqua, considerata in tutti i tempi, e in molte nazioni, la più bella festa dell'anno e della primavera, anche se spesso in varie località è eccessivamente caratterizzata da aspetti che non sempre definiscono i limiti tra il sacro e il profano.
align: justify;">La festività è antichissima: i fedeli dell'Asia Minore, seguendo l'esempio di autorevoli discepoli di Gesù, celebravano la Pasqua di Resurrezione nel quattordicesimo giorno della luna di marzo, qualunque fosse la giornata della settimana. Gli altri fedeli, invece, specialmente quelli della Chiesa Romana, avevano già adottato in memoria ed ossequio del giorno di Domenica consacrato dalla "Resurrezione del Signore" e da altri misteri l'usanza di celebrare la Pasqua non nel quattordicesimo giorno della luna di marzo, ma nella domenica successiva: adottando, gli asiatici la tradizione apostolica di san Giovanni, e i romani quella dei santi Pietro e Paolo, ciò in funzione economica, politica e per altri e svariati motivi, poi molto è cambiato nel corso dei tempi.
Come ricordato, Pasqua è la solennità religiosa degli ebrei e dei cristiani. La sua origine, quella ebraica, è collegata all'esodo con l'esortazione e ordine di Mosè agli ebrei prigionieri in Egitto di bagnare col sangue di un agnello le porte delle proprie case perché fossero "saltate" dal Signore che sarebbe venuto a uccidere i primogeniti degli egiziani. La festa durava una settimana (dal 15 al 22 Nisan, cioè marzo-aprile) e consisteva nell'offerta di un manipolo di spighe dell'agnello che poi veniva mangiato con il pane azimo (lavorato senza lievito). Per il mondo cristiano la Pasqua rappresenta la più importante dell'anno liturgico, in quanto commemora la passione, morte e resurrezione di Gesù e ricorda ai fedeli il loro passaggio dal peccato alla grazia per i meriti di Gesù risorto. Per tale motivo in passato, nella notte tra il sabato santo e la domenica di Pasqua ai catecumeni veniva amministrato il battesimo nonché confermazione e comunione dei battezzati. A tali cerimonie si collega il precetto della Chiesa di confessarsi almeno una volta all'anno e di comunicarsi almeno a Pasqua. Nel 325, il famoso concilio di Nicea, stabilì la celebrazione della Pasqua la prima domenica dopo il plenilunio successivo all'equinozio di primavera , per cui la festività deve assegnarsi tra il 22 marzo e il 25 aprile. Alla festa della Pasqua sono assegnate tutte le altre feste mobili.