Cronaca

La cocaina, si compra più del fumo

Intervista ad un giovane consumatore: ''Quando c'è la droga i pusher ci telefonano''.

di Dario Sautto


Lo spaccio di stupefacenti, come si sa, è per lo più gestito dalle grandi organizzazioni malavitose e, anche sui Monti Lattari, i clan stabiesi fanno il bello e il cattivo tempo in tal senso. Facendo un giro tra i giovani tossicodipendenti della zona, in particolare a Gragnano, si riesce a scoprire molto sullo spaccio e sul consumo di stupefacenti tra gli under e gli over 18. L’inchiesta parte dall’intervista ad un 22enne di Gragnano che per comodità chiameremo Ciro. Innanzitutto, quando e come è avvenuto il primo contatto con la droga? «A 12 anni quando facevo parte ancora degli scout. Durante una delle tante passeggiate, un amico, di poco più grande di me (15 anni), aveva con sé uno spinello e mi propose di fare un tiro. Praticamente da allora non ho quasi mai smesso di fare uso di stupefacenti». In che senso? «Per qualche anno, fino ai 17, ho saltuariamente fumato qualche spinello, sempre in compagnia, per non essere escluso. Poi, senza accorgermene, mi trovo oggi a fumare almeno cinque spinelli al giorno, al posto delle sigarette, e quando vado in discoteca spesso faccio uso anche di cocaina, sempre acquistata dalla stessa persona». Dunque, il passo dallo spinello alla cocaina è breve. «Sì, e da qualche tempo è molto più semplice trovare “coca” che “erba”, perché i controlli delle forze dell’ordine si sono intensificati, e il mio spacciatore di fiducia preferisce vendermi piccole dosi di

cocaina oppure grosse quantità di marijuana». Lo spacciatore di “fiducia”? «Tutti ce l’hanno all’inizio è un amico di un amico; poi, una volta che vede che il tuo consumo aumenta, diventa amico tuo. Quando ha la partita “giusta” ti fa uno squillo; ti dà un appuntamento diverso ogni volta; quando sa che ci sono dei controlli si sposta lui da Torre Annunziata; altre volte, poi, ci riuniamo in comitiva 4-5 persone e deleghiamo solo uno di noi, a turno, per andare a comprare la roba: lo facciamo a turno per evitare troppi controlli, visto che quando sei solo dai meno nell’occhio». Dunque, è facile intuire che Torre Annunziata ormai resta la piazza principale dello spaccio, anche se la rete di conoscenze creata dagli spacciatori, per lo più “pesci piccoli” che fanno un altrettanto piccolo guadagno sulle vendite degli stupefacenti a loro affidati, non consente di bloccare i “pesci grossi”, i quali gestiscono solo il traffico internazionale e i viaggi, per lo più dal sud America e dall’est Europa. Il mercato della marijuana, però, da come si evince resta solo per i “giovani”, mentre quello della cocaina preme sempre di più per la facilità di smercio della polvere bianca. La testimonianza di Ciro è emblematica: il suo spacciatore di fiducia lo spinge all’acquisto di grosse quantità di marijuana, anche se predilige la vendita di cocaina, stupefacente che a lui porta maggiori guadagni.


giovedì 9 agosto 2007 - 09/08/2007 | © RIPRODUZIONE RISERVATA

 



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