Le vespe portano in giro per l'Italia il nome delle acque di Castellammare
Correva il mese di ottobre 2011, giorno 15 , il calendario chiamava la Juve Stabia in quel di Torino, il grande stadio in cui il Torino medesimo e la vecchia Signora, hanno scritte pagine di gran vanto sportivo. In altri tempi sarebbe anche bastato per riempire d'orgoglio l'anima degli stabiesi, ma questa volta il nostro orgoglio durerà, avendo la squadra, nel corso del campionato di calcio 2011-12, conquistata una promozione che potrebbe vederla per lungo tempo - tutti a Castellammare se lo augurano - esibirsi sui campi della serie B. L'evento, al di là del dato squisitamente sportivo, ha promossi dibattiti importanti in città e messo in moto molti nuovi interessi. Il nome di Castellammare d'ora innanzi sarà sulla bocca di molti italiani perché la squadra visiterà giocoforza tutte quelle città che dispongono di squadre militanti nella serie cadetta. La partita Torino-Juve Stabia pur verificandosi ad inizio di campionato quando la squadra stabiese, vuoi per inesperienza, vuoi perché non ancora padrona dei meccanismi di gioco della serie B, ha malamente arrancato nelle prime giornate del campionato, pur essendosi sempre ben fatta valere. Ora in città non si parla solo delle prospettive dello sport stabiese, ma si comincia a discorrere anche di altre problematiche, ad esempio delle opportunità di un rilancio della città intera, connesso appunto alla squadra, che girando per l'Italia indurrà certamente a parlare di più di Castellammare e delle sue pregevoli risorse: l'incomparabile varietà delle acque, la mitezza del clima, i monti, il mare, ed un patrimonio archeologico, in parte ancora sepolto, che potrebbe anche spingersi al di là della presenza romana. Il tutto poi in un momento favorevole essendo la città passata da qualche anno da un'amministrazione di centrosinistra al centrodestra, solitamente più sensibile verso il settore turistico che non a quello industriale e la nostra città ha appunto una spiccata vocazione turistica. In poche parole alla Juve Stabia, oltre che la soddisfazione della promozione, va ascritto anche il merito d'aver rimosse le coscienze da un torpore decennale, che tra l'altro solo qualche anno prima della competizione amministrativa si era aggravato ulteriormente con l'assassinio di un consigliere comunale de Pd. Cosa che aveva fatto paventare il pericolo di infiltrazione camorristica all'interno della vita amministrativa. Il centrodestra ha di conseguenza impostata la sua campagna elettorale sul problema della legalità e credo che su di esso abbia vinta una battaglia che sembrava impossibile. Il nuovo Sindaco, fedele al mandato, nei primi due anni di amministrazione ha curato particolarmente le disfunzioni derivanti dal diffuso fenomeno dell'illegalità e la cittadinanza pare avergli dato pienamente atto d'aver poi sempre più insistito nella determinazione di combattere l'illegalità diffusa . Il sindaco, già magistrato e senatore della Repubblica, convinto assertore della teoria circa i Corsi e i Ricorsi della storia del filosofo Giambattista Vico, emerito storico napoletano: "l'ordine delle idee deve procedere secondo l'ordine delle cose", convinto che le idee e le cognizioni umane riflettono l'oggettiva articolazione dei fenomeni reali, è ben convinto che migliorando l'assetto sociale debba necessariamente derivarne un miglioramento generale e lungo questa direttiva si è mosso.
"Non v'è politica o volontà che tenga, le ere di eccessivo decadimento determinano la reazione opposta. Il disordine genera la necessità dell'ordine, l'illegalità della legalità, la prepotenza della democrazia."
Può apparire anche una forzatura, ma la promozione della squadra ha rigenerato e riproposto antiche prospettive che probabilmente, laddove realizzate, avrebbero mutato in meglio il destino della nostra città.
Mi si perdoni la divagazione, lo scrivente, in quel 15 ottobre a Torino per motivi di salute, trasse buon profitto, come sua abitudine, dalla favorevole circostanza della presenza della sua squadra e, con il gruppo di amici che l'accompagnavano, si confuse di proposito tra i tifosi granata provocando volutamente, tra gli schiamazzi generali, un dibattito sulle città delle squadre in campo, convinto com'era ed è che d'una realtà che n'abbia i presupposti più si parli più la si aiuti. La mentalità dei torinesi, per fortuna, è campanilistica quanto basta per non degenerare. Il dibattito assunse subito anche toni storico-politici, così dopo aver toccato Camillo Benso, conte di Cavour, astuto stratega del
Risorgimento piemontese e, per non essere da meno, Giuseppe Garibaldi, distrattissimo rappresentante della colonia del Sud, responsabile numero uno del'immenso divario tra Nord e Sud Italia, sfiorò l'alveo sportivo. "Ahimè se Garibaldi avesse insistito su quel cordone viario lungo la dorsale appenninica, cari piemontesi, Juve Stabia e Torino se la giocherebbero in una realtà meno differente economicamente parlando. Il cordone appenninico ebbe la sua strada ma solo un secolo dopo, egregi tifosi granata. Gli sarebbe bastato una risposta secca a Teano per obbligare Vittorio Emanuele II, re del Piemonte, non ancora dell'Italia tutta, a soddisfare la promessa. Ma fu quel che fu e tant' è". Io cos'altro, or dunque, avrei potuto opporre ai meriti della città della grande Fiat se non le eccezionali provvidenze che la natura, non altri, ci ha dato? Intanto le squadre in campo se le davano di santa ragione. Il grande Torino dové sudare le storiche sette camicie. Fu un 1 a 0 che scontentò tutti. Ci salutammo con qualche amarezza ma ci giurammo lunga amicizia, ripromettendoci di rivederci magari al ritorno. Pur sconfitto, mi ritrovai più ottimista nella mia città. Soprattutto mi aveva impressionato la confessione di un tifoso torinese. "Io ho rifiutato l'accredito gratuito, ho preferito pagare l'abbonamento di tasca propria, se anche voi faceste in simil modo, la vostra squadra incasserebbe più soldi e potrebbe acquistare qualche campione in più. A me hanno detto che al Sud il 50% paga il biglietto e l'altro 50% entra di fianchetto". Accertai così che effettivamente la mia città non aveva risposto in massa alla campagna abbonamenti, che gli sprechi erano stati per davvero esosi e che neppure l'imprenditoria aveva risposto come ci si attendeva ed infine che il buon presidente Franco Manniello che non si era risparmiato nell'approntare una squadra competitiva, aveva dovuto fare 'salti mortali' per reggere lo sforzo. Rimuginando contro Giuseppe Garibaldi, reo d'aver curate più le proprie necessità che il Sud, ma carico di moniti, attesi la partita di ritorno più per rivedere i tifosi granata, ormai buoni amici, che la disputa o a vendetta, sicuro che la posizione di classifica delle due squadre, il Torino a ridosso della promozione e la Iuve Stabia al seguito delle prime della classe, non avrebbe ispirate battaglie, giudicai che un buon pareggio non avrebbe scontentato nessuno. Passò l'Angelo disse 'amen' e così fu. Ma questa volta per una maggiore sensibilizzazione alla Giunta e al Sindaco stesso, mi ero accompagnato ai consiglieri comunali del Patto per Castellammare Lello Napoli, quindi Peppe Mercatelli ed Aldo Esposito che nei campionati precedenti avevano svolto rispettivamente il ruolo di cronista sportivo e di editorialista della squadra nel 'Foglio di Stabia'.
Il risultato della partita non smentì le attese con un 1 a 1 dignitosissimo, ma la visita alla città dei tifosi torinesi si tradusse in un vero sfogo della meraviglia. Le 27 cannelle d'acque diverse, le catene collinari ad Ovest, lo sfondo vesuviano a nord-est, il mare tutt'intorno e qualche Villa romana dissepolta, suscitarono commenti soffusi di ammirazione e d'incredulità.
"Con tutte queste meraviglie a Torino dovremmo solo piegarci e raccogliere da terra" sbottò il solito Gennarino che vantava il nonno paterno della zona di Castellammare detta Quisisana, dalla qualità delle acque che sanano. Gli incontri Torino-Juve Stabia e ritorno lasciarono in tutti noi la determinazione a non mollare. La notizia, poi, di Mimmo Florio su Corriere del Mezzogiorno secondo cui completato il reparto difensivo per l'assetto della squadra 2012-2013 con gli acquisti dell'esterno Gorzegno e del centrale Figliomeni, il mercato della Juve Stabia si sarebbe concentrato sull'attacco, bastò a caricare di carburante i nostri serbatoi e concludemmo che non avremmo dato tregua alla cittadinanza, ai suoi commercianti più sensibili, agli imprenditori ancora attivi, agli amministratori, a quanti non tirino innanzi a stento, che dare una mano al presidente Manniello e per esso alla sua squadra oltre che un atto di vero orgoglio, sarebbe stato un dovere nei confronti della città e del suo futuro destino. Chiudemmo la giornata con un saluto soffuso di richieste e di speranze al primo cittadino. Non demorderemo, lasciammo la sede comunale con la certezza che il campionato 2012-2013 avrebbe rivisto il sorriso risplendere sulle labbra del nostro amato presidente Franco Manniello.
Castellammare di Stabia, lì 26.07. 2012
Il Coordinatore del Patto per Castellammare Angelo De Siervi