Juve Stabia

Juve Stabia - Fontana a Passione Gialloblù. «Padalino raccoglie i frutti del suo lavoro. Suo percorso inverso al mio»

«Fiore e Manniello sono stati due grandi presidenti, con loro ci si sentiva in famiglia. Avrei voluto vincere con la maglia delle vespe sia da calciatore che da allenatore, in entrambe le vesti è mancato qualcosa. Le mie punizioni? Mi allenavo costantemente, il dono da solo serve a poco»

di Aurora Levati


Gaetano Fontana, ex centrocampista ed ex allenatore della Juve Stabia, è intervenuto a "Passione Gialloblù", trasmissione che va in onda tutti i martedì sera alle ore 21.
«Otto vittorie consecutive in trasferta e sei assolute tra casa e fuori? Tali dati la dicono lunga sull'aspetto mentale della Juve Stabia – spiega mister Gaetano Fontana –, non è mai semplice vincere fuori casa, anche se l'aspetto casa/fuori casa non ha molta importanza in questo momento storico in cui si registra l’assenza dei tifosi sugli spalti. Padalino sta raccogliendo i frutti del lavoro svolto. Oltre a risultati del campo, sta avendo risultati in termini di prestazione, che è molto importante».
«Il cambio modulo? Il calcio di oggi è cambiato tanto, basti pensare che il 4-3-3 non è più quello proposto da Zeman. All'interno della struttura di gioco ci si snatura per poter ricoprire più ruoli, più posizioni sul campo. Tante volte ci soffermiamo sui numeri, ma alle volte quello che cambia è un "clic" nella testa del giocatore che ti fa sentire maggiormente più solido, tranquillo e forte. Associato al momento particolare di un singolo giocatore, come ad esempio Marotta, questo fattore ti fa viaggiare a mille. Sembra stato il passaggio al 3-4-3 il momento in cui la squadra ha ritrovato la solidità. Ma tengo a sottolineare che sono tante le cose che influiscono. È come quando si sta male e si gira tanti medici. L'ultimo medico che ti cura sembra colui che ha trovato la cura. Ma, dopo averne girati tanti, non sai cosa sia stato che ti abbia portato benefici». 
Poi, abbiamo fatto un salto nel passato dell'ex giocatore e tecnico gialloblù. «Ogni esperienza è differente. Da allenatore avevamo ricostruito la squadra partendo da zero, dunque non ero riuscito ad avere la rosa in ritiro. Infatti, ricordo che, alla prima partita ufficiale, faticavamo a mettere assieme undici giocatori. Questo perché stavamo cercando personalità che si sarebbero volute legare al tipo di calcio che avremmo voluto fare. Nell'arco di una stagione bisogna analizzare non i momenti positivi, ma i momenti negativi. Per riuscire a compattare il collettivo, che era appunto nuovo, era necessaria un po' di pazien

za, che non c'è stata. Se dovessi tornare indietro, non spingerei mai per riuscire ad arrivare al primo posto in campionato (ride, ndr). C'erano squadre molto forti, penso a Lecce e Foggia, che stavano lavorando da tempo per la conquista della promozione. I frutti del mio lavoro li ha raccolti successivamente Caserta. Mi spiace non aver portato a termine questa avventura perché, volendo o non volendo, ha pregiudicato il mio percorso da tecnico. L'involuzione che c'è stata è stata forte. Il problema non era la panchina. La nostra era una strada che andava tracciata. Se uno vuole fare un percorso, ha un inizio e una fine, che è fisiologico, soprattutto se si vuole arrivare al risultato attraverso una codifica di gioco. Faccio un esempio pratico. Ad inizio stagione Padalino era molto criticato. Al di là dei risultati che non soddisfacevano molto la piazza, vedevo un ottimo calcio, che sarebbe dovuto essere premiato. Così, è stato. Il percorso di Padalino è stato opposto rispetto al mio».
Poi, abbiamo anche voluto ricordare due grandi Presidenti. «Fiore e Manniello? La gestione dei due era simile. Erano società familiari. Mi ricordo bene di quanto Fiore si innamorasse dei suoi giocatori. Il Catania mi corteggiava. Ero tentato di andare via, ma non l'ho fatto anche per lui. Quando si metteva qualcosa in testa, ci arrivava sia a livello di personalità che a livello economico. Era una realtà troppo importante. Anche Manniello aveva le potenzialità. Quando sono tornato al Menti da allenatore avversario, Manniello mi è venuto ad abbracciare. Sono le cose più belle. Si parla di vita, non di calcio».
Oggi si ammirano pochi gol su punizione, specialità in cui Fontana era un maestro. «Difficoltà nel segnare su punizione? Durante la mia carriera era un fondamentale importante e qui a Castellammare c’era anche Menolascina come specialista. Mi applicavo cinque giorni su sette per allenarmi e provare le punizioni. Rompevo un po' le scatole a tutti per migliorare questa mia dote (ride, ndr), soprattutto ai portieri perché volevo comprendere cosa si aspettassero in termini di esecuzione da uno come me. Il dono puoi anche averlo, ma se non lo alleni e non ti applichi, poco importa».

Guarda la puntata di Passione Gialloblù di martedì 20 aprile: Ospite l'ex calciatore e allenatore delle vespe Gaetano Fontana


Juve Stabia - Catanzaro 0 a 1, decide Pierno. Vespe sprecone

giovedì 22 aprile 2021 - 07:39 | © RIPRODUZIONE RISERVATA

 



Gli ultimi articoli di Juve Stabia