Juve Stabia

Juve Stabia - Caro Mister Braglia!

L'editoriale del numero 2 di Stabialè.

di Giuseppe Mercatelli


Dopo due battute d'arresto inopinabili e consecutive, la Juve Stabia rialza la testa. Lo fa senza prepotenza, senza enfasi...quasi, quasi senza gioco. Battere il Viareggio è stato comunque un eccellente viatico in vista dei prossimi impegni in campionato, a partire da quello di questa domenica, quando Al Romeo Menti sarà di scena un "sorprendente" Gela.
Tre punti in più fanno morale, tre punti in più fanno classifica, tre punti in più allontanano lo spettro di una zona play out da tenere sempre, co­stantemente lontana. I dieci punti maturati in otto turni sono un bottino "da salvezza", nonostante i tanti torti arbitrali subiti, nonostante alcune defezioni nell'organico, e nonostante le idee ancora un po' confuse del pur bravo trainer Piero Braglia.
Proprio a lui, al nuovo "annunciato" condottiero delle Vespe, dedichiamo questa settimana alcune doverose ed amicali riflessioni.
Piero Braglia, toscano di Grosseto è diventato un allenatore dopo anni trascorsi sui rettangoli di gioco da "volenteroso" centrocampista. Noto per il suo carattere vulcanico e determinato, ha vinto un Campionato Interre­gionale nella stagione 1990/91 con la formazione della Colligiana perdendo poi lo spareggio per l'ammissione alla C2 con l'Avezzano. Nella stagione 1994/95, ha vinto il campionato di C2 con il Montevarchi. È poi passato in C1, prima con il Chieti e poi, nel campionato 2003/04 con il Catanzaro, riportando la squadra calabrese in serie B dopo 14 anni. Nella stagione 2006/2007 è stato alla guida del Pisa, che ha riportato dopo 13 anni in serie B superando nella finale playoff il Monza. Nella stagione 2007/2008 è l'allenatore della Lucchese in serie C1 girone B. Nel 2008 firma con il Fro­sinone un contratto annuale che a fine stagione non è rinnovato. Nel 2009 il Taranto comunica ufficialmente l'ingaggio dell'allenatore toscano che, secondo il contratto, sarebbe dovuto rimanere in riva allo Ionio fino alla fine del campionato, con opzione per l'anno successivo, ma dopo appena 5 giornate di campionato il neo-presidente del Taranto D'Addario lo solleva dall'incarico. Il 28 giugno 2010 la Juve Stabia ha ufficializzato l'arrivo in panchina di Piero Braglia. Una carriera soddisfacente ma con qualche dubbio che oggi diviene una realtà per le sorti di questa nuova Juve Stabia.
Braglia ha confezionato, insieme alla rosa di atleti che

aveva a dispo­sizione, due capolavori "storici" a Catanzaro ed a Pisa, due capolavori nel ristretto giro di tre anni, due capolavori con promozioni in serie B che sono il naturale trampolino di lancio verso quel "calcio che conta". Invece no, Braglia su di una panchina di serie B resta appena un anno, poi ritorna in terza serie ma senza durare molto.
Accetta Castellammare di buon grado, il duo Manniello - Giglio gli parla chiaro, puntando sui giovani mixati a qualche senatore, l'obiettivo princi­pe è puntare alla salvezza. Una salvezza che dovrà poi trasformarsi in un progetto ambizioso nel giro di un biennio. Alla sua "Corte" giungono molti giovincelli dalle belle speranze. Braglia è accontentato quasi in tutto.
Dal mese di Luglio lavora con un gruppo suo, plasma la sua squadra, mo­della il suo credo tattico. A distanza di appena due mesi la "sua" Juve Stabia lamenta ancora troppo incertezze e rara credibilità tattica, anche se qualche luce si è intravista in talune esibizioni. Il progetto è appena all'ini­zio, appena abbozzato. In questa ottica ricca di attenuanti, ci pare logico evidenziare delle stonature che una "programmazione" non può e non deve permettersi. In primis le troppe squalifiche per comportamenti "antiedu­cativi" maturate dal mister in piena attività tecnica. Cartellini rossi che nel corso di una gara hanno finito per innervosire e smarrire la squadra sul rettangolo di gioco, sino ad arrivare agli "isterici" balbettii notati contro il modestissimo Viareggio. A questo dato aggiungiamo le "simpatie" che a differenza dei reali valori dei singoli stanno premiando taluni giovani a di­scapito di altri. Un esempio su tutti? Il caso Marano. Difatti appare strano come il miglior prodotto del vivaio stabiese dell'ultimo decennio non sia nemmeno più convocato. Marano è un centrocampista moderno, discreto nell'interdire, bravo negli inserimenti senza palla, abituato a tenere la testa alta e dotato di un tiro preciso e pungente. Caratteristiche che nessuno degli attuali centrocampisti stabiesi possiedono, eppure mister Braglia ri­empie la panchina di attaccanti e trasforma "a parole" Davì e Cazzola in Pirlo e De Rossi, lasciando a Marano il biglietto per l'ingresso in tribuna.
E allora? Forza mister, ci faccia vedere la sua bravura e si ricordi che nella vita sbagliare è umano, perseverare è diabolico!!!

Stabialè - Online il numero 2


venerdì 15 ottobre 2010 - 10.07 | © RIPRODUZIONE RISERVATA

 



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