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Il valore di sapersi fermare: l’arte del fold nel poker


Trattandosi di un gioco di abilità, esperienza e strategia, il poker cammina a braccetto con l’istinto. Ma l’istinto non va confuso con le emozioni. Se il primo è utile per osare di più, per spingersi oltre i propri limiti, per provare a diventare un giocatore più esperto, le seconde possono indurre in cattive tentazioni.
In alcune fasi di gioco, è sufficiente fidarsi del proprio istinto per ottenere buone soddisfazioni dalla partita, ovviamente tenendo conto della propria esperienza nel gioco. Ma, soprattutto quando la mano ha preso una brutta piega, un saggio istinto può consigliare al giocatore di ritirarsi a poker, o foldare, come si dice. Se una mano di poker parte già spacciata o lo diventa in corso d’opera, infatti, difficilmente sarà possibile risollevare le sorti del giocatore, ma si va direttamente incontro al rischio di perderla rovinosamente.
Per questo è fondamentale non lasciarsi far prendere dalle emozioni. Il controllo delle emozioni nel poker, ma in generale nel gioco d’azzardo, è l’unico modo per evitare di andare in tilt e rischiare di continuare a fare puntate con una mano di gioco perdente. Quasi mai è possibile cercare di recuperare, dunque è meglio accettare il fatto che sia arrivato il momento di fermarsi e conservare le energie per giocare con razionalità.
Ma quali sono i casi in cui, nel gioco del poker, è molto meglio ritirarsi piuttosto che andare avanti?

Quando ritirarsi a poker è l’unica cosa da fare

Innanzitutto va chiarito un importante aspetto: il giocatore che si ritira a poker non è scarso, meno abile o debole, ma è un giocatore che ha grande padronanza delle dinamiche di gioco, che si approccia al gioco d’azzardo con disciplina, che ha la saggezza di riconoscere quando è il momento di fermarsi se la mano è poco favorevole o quasi spacciata.
Se è vero che “la speranza è l’ultima a morire”, è anche vero che le probabilità che le cart

e in tavola possano cambiare in meglio e ribaltare l’esito della partita, sono spesso molto basse. Dunque che fare? Ritirarsi è la soluzione.
Ritirarsi nel poker non è mai sinonimo di sconfitta. Piuttosto, per il giocatore, questa mossa acquisisce un valore in termini di abilità e strategia. Il pokerista che sceglie di ritirarsi da quella mano svantaggiosa o poco forte, infatti, sceglie di preservare la propria strategia di gioco e – aspetto molto valido – di proteggere il proprio stack di fiches. Le mani migliori arriveranno di certo, dunque è sempre meglio preservare il proprio bankroll.
I casi in cui un saggio pokerista farebbe bene a ritirarsi spaziano dall’inizio della partita con una mano debole all’accorgersi che gli avversari hanno mani più forti, passando dall’analisi delle probabilità del piatto. Questo ultimo aspetto serve a capire meglio quando ritirarsi è la scelta più prudente da prendere, visto che è possibile calcolare quante probabilità ci sono di migliorare la propria mano.
Ad esempio, se ad un giocatore manca una determinata carta per completare la sua scala, ma chiamare per vedere la carta successiva costa più del potenziale guadagno, non gli resta che ritirarsi. Oppure quando ci sono alte scommesse ma un piatto piccolo, ritirarsi da una mano di poker riduce il rischio di perdere tutto.
Che si giochi dal vivo o su https://librabet.net/it/, la scelta di ritirarsi o meno è influenzata anche dalla posizione al tavolo nel poker. Le posizioni più vicine al dealer permettono ai giocatori di fare il proprio gioco dopo aver ricevuto molte più informazioni sugli avversari, aver osservato il board e valutato le possibili combinazioni, pertanto è più facile prendere decisioni più vantaggiose. Mentre i pokeristi seduti nelle posizioni iniziali più sfavorevoli rischiano di più per compiere la propria mossa. Dunque che fare? Anche in questo caso, ritirarsi è la soluzione.


domenica 10 agosto 2025 - 12:44 | © RIPRODUZIONE RISERVATA

 



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