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Il cacciatorpediniere ARDITO

di Antonio Mascolo


Quando si saranno calmate le mareggiate elettorali, il CdL stabiese dovrebbe pubblicare le informazioni riguardanti gli ultimi sviluppi sull'assegnazione del CT ARDITO a Stabia come nave-museo. Mi permetto ricordare, che le prime richieste ufficiali di assegnazione pervennero alla MMI ben dopo la radiazione dai ruoli di questa unita´, destinata, come nostra tradizione, alla vendita come ferro vecchio. E, sempre come sembra essere nostra tradizione, agli arsenali arsenalotti spezzini fu concesso di estirpare da bordo tutte quelle parti non ferrose in qualche modo utilizzabili per proprio conto. Ed a farne le spese fu, oltre al ponte di comando, quello del primo corridoio, situato immediatamente sotto quello di coperta, dove erano sistemati la gran parte degli alloggi, locali igienici, combuse e quadrati. Riattarli nel loro stato originale, significa aumentare molto sensibilmente le necessarie spese. Ma, come credo di aver gia´ scritto nel passato, "ogne 'ntuppamiento e´ giuvamiento". Questo saccheggio genera una comoda alternativa, che elimina addirittura la necessita´ di dover pensare ad un nuovo, capace museo navale sistemato a terra!
Eliminati i resti lasciati dagli arsenali, ne risulta una sensibile superficie totalmente libera sul ponte del primo corridoio, che, munita di opportune colonne puntellanti, si presta bene per istallarvi un parte del museo navale stabiese.
Lo stesso vale per i locali motrici sottostanti (4 caldaie e 2 gruppi turbine), a cui bisogna metter mano, in un modo o nell'altro, per eliminare l'amianto ancora presente a bordo. Se si sbarcano anche le 4 caldaie ed i 2 gruppi turbine, insieme ai relativi ausiliari, ne risultano capaci locali, facilmente adattabili per sistemarvi le altre parti del museo. Ma a questo scafo, gia´ scarico ed asciutto, si sottraggono cosi´ ulteriori 750-800 tonnellate, con forte scapito del centro di gravita´ e dell'altezza metacentrica. E´ vero che l'AR

DITO sara´ poi normalmente ancorato in acque tranquille, ma, ogni tanto, dovra´ essere rimorchiato in bacino (Napoli?) per il necessario carenaggio ed eventuali riparazioni all'opera viva. Per evitare che si ribalti durante la navigazione, bisognera´ riequilibrare l'altezza metacentrica, utilizzando sia pani di piombo sistemati sui doppiofondi, sia accorgimenti esterni, oppure zavorra liquida, da stabilire.
Allo scopo mi comprerei presso l'Associazione Navimodellisti Bolognesi (Casella Postale 976 - 40100 BOLOGNA) i relativi piani di costruzione (n.45, AUDACE ed ARDITO, vecchio prezzo 45.300 lire, insieme a quelli n.955 AUDACE e ARDITO rimodernati, 36.500 lire. Forse l'ANB puo´ anche procurare la vista dall'alto del ponte di primo corridoio?). Da queste tavole se ne ricavano, in scala 1:100 oppure addirittura 1:50, il piano di costruzione, la vista di fianco, la sezione longitudinale, la vista dall'alto, il ponte di coperta e sei sezioni trasversali. Quando poi avra´ luogo la riunione degli equipaggi dell'ARDITO a Stabia, si possono sottoporre questi piani a qualche ufficiale del Genio Navale presente al raduno e discuterne le varie possibilita´, necessario zavorramento e costi in linea di massima, insieme ai relativi costi e ricavi derivanti dalla vendita delle caldaie e turbine come rottame e dall'eliminazione dell'amianto. Nello stesso tempo i tecnici della MMI possono anche stabilire, quali parti della sistemazione debbano rimanere, pienamente funzionanti, a bordo (servizi antincendio, pompe ecc). Rifornimento elettrico con cavi da terra). Forse qualcuno di questi ufficiali non e´ piu´ in servizio ed e´ disposto a collaborare nella stesura e nei calcoli del nuovo progetto?
Non intendo intromettermi in quelle che sono decisioni che debbono essere prese da chi si assume questo compito. Si tratta solo di osservazioni che, forse, potrebbero essere utili. Grazie.


martedì 9 giugno 2009 - 18.31 | © RIPRODUZIONE RISERVATA

 



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