Redazione

Gli uomini con le stampelle

Lettera alla redazione.


Qualcuno ha definito la capacita´ di sopportare la solitudine come l'indicatore del grado di intelligenza insito negli esseri viventi.
Se consideriamo questo assioma come esatto e restiamo solo alla razza umana, gli eremiti dovrebbero essere individui estremamente intelligenti, ma con dei limiti, considerando il loro continuo "colloquio" con il Creatore. Si tratta, dunque, di una sola apparente solitudine. Mutatis mutandis, lo stesso vale per i naufraghi, costretti a vivere su isole deserte, e per i prigionieri segregati, con isolamento assoluto. Qui non si tratta nemmeno di scelte volontarie. 
Per riequilibrare l'argomento potremmo ricordarci, che Aristotele defini´ l'uomo come un essere sociale. E questa socievolezza, sviluppatasi nel tempo e che ci caratterizza ormai da millenni, con l'aiuto della comunicazione, dapprima solo vocale, ha creato la base di ogni convivere civile, ed in tutto il mondo, con tutta la sua svariata gamma di sensazioni, legami e sentimenti.
Sebbene gli esseri umani non siano tutti uguali, essi hanno intimamente conservato il concetto di giusto e falso, corretto e sbagliato. Ognuno di essi conosce, almeno ancora teoreticamente, i limiti, da considerare come invalicabili, quando si tratta di superare ogni concetto di giustizia. Per quelli piu´ scordarielli, ci pensa, normalmente, la legislazione applicata, a ricordarglierlo.   
Forse e´ un problema di clima, di latitudini,di storia, tradizioni, di usi e costumi, che hanno fatto sviluppare, nel mondo, diversi gradi di socievolezza, entro piu´ o meno ben definiti cerchi concentrici, iniziando da quello di base, originario, costituito dalla propria famiglia, nel senso piu´ o meno stretto della parola. Negli altri cerchi, i legami ed i sentimenti iniziano ad essere condizionati da sempre piu´ numerosi motivi, non sempre altruistici, ma anche di opportunita´, soggetti anch'essi a grandi variazioni, secondo l'eta´, il caso e la situazione contingente.  
Mentre popoli, considerati come composti da individualisti, cercano di contenere il numero di questi cerchi, altri, invece, ne aggiungono continuamente dei nuovi, secondo il motto, piu´ conoscenze, piu´ vantaggi. Ogni nuova conoscenza, definita subito  come amicizia, un

modo di fare non diffuso dappertutto, e´ piu´ o meno espressamente valutata in base agli appoggi, che questa potrebbe  offrire. Non si sa mai...
In questo modo, nelle societa´ con un solo apparentemente effettivo, solidale, alto grado di socievolezza, sono continuamente intrecciati tessuti relazionali sempre piu´ fitti, da utilizzare come supporti, quando si inizia a lasciare il proprio caldo nido familiare e si e´ sottoposti a giudizi e decisioni di "estranei". Ma, farli diventare "amici" da pregare, significa anche dover offrire qualcosa, in controscambio, di qualsiasi natura essa sia.
Se questo sistema ci offre delle stampelle, specialmente quando si tratta di superare concorrenti piu´ bravi e piu´ capaci di noi, quando si tratta di ottenere una maggiore benevolenza nel corso di esami, siano essi scolastici o professionali, esso NEGA, nello stesso tempo, ogni principio di eguaglianza e di giustizia. QUELLA CHE VIENE DEFINITA COME  "MERITOCRAZIA", CON QUESTO SISTEMA, VA A FARSI BENEDIRE...  INSIEME AI PRINCIPI DI CORRETTEZZA MORALE E CIVILE. Non ne parliamo della coscienza.
Che questa protezione sia ottenuta tramite conoscenze personali oppure l'appartenenza a partiti, sindacati od associazioni varie, fino a quelle criminali, non e´, in questo contesto, a conti fatti, tanto importante. Al limite, il fine giustifica i mezzi. Qui non ci sono chiari confini. E´ pacifico che, ripeto, chi concede, si aspetta una contropartita, diversa, di caso in caso, dalla bustarella al voto elettorale, e/o  controfavori, prestazioni di ogni tipo e genere, secondo i casi, senza affatto guardare per il sottile.
E qui si ritorna al problema di fondo, come precedentemente esposto:
Non sarebbe il caso di iniziare a riflettere, cosa ne ricavi, da un sistema del genere, come singolo e nel complesso, una societa´, la cui "socievolita´"  sconvolge ogni principio di giustizia, correttezza ed imparzialita´, perche´ crede di riottenerne vantaggi personali, a spese degli altri?
A me mi sovviene solo l'esempio dell'imbroglione imbrogliato.
Se ci guardiamo la situazione della nostra comune citta´ con un minimo di onesta´ morale, dovreste darmi ragione... 
Antonio Mascolo


lunedì 5 maggio 2014 - 10.23 | © RIPRODUZIONE RISERVATA

 



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