Prima che si profilasse il patatrac, prima finanziario e poi le relative conseguenze economiche-industriali, la Fincantieri aveva pianificato il rammodernamento del suo stabilimento stabiese, con investimenti intorno ai 300 milioni di euro. Il pezzo forte era la sostituzione dell'attuale scalo a scivolo con un bacino da costruzione, con innumerevoli vantaggi, gia´ citati in altra sede. Nello stesso tempo si voleva privatizzare l'azienda, una conditio sine qua non per recuperare i capitali necessari per i piani di investimenti nel gruppo. Mentre si cercava un marito per questa sposa non proprio attraente, la crisi ha fatto chiudere tutte le porte degli eventuali interessati. La crisi, sempre piu´ generale, ha coinvolto anche i trasporti marittimi, sia quelli passeggeri, di crociera che quelli dei trasporti merci in generale. Solo per fare un esempio: La richiesta della carta usata, venduta finora nell'Estremo Oriente per 120 € a tonnellata, si e´ ridotta a zero su quei mercati, il prezzo e´ sceso ad un terzo, un ricavo che non copre piu´ neanche le spese vive. E diverse commesse di navi sono state rescisse. Senza l'apporto di capitali esterni, con quest'aria di crisi ed a commesse ridotte, la Fincantieri ha oggi ben altri "lapse a quadriglie´" per la testa. Alla ricerca, dove eliminare capacita´ costruttive ormai in surplus, il dito non puo´ che puntarsi sugli stabilimenti antiquati, per tanti motivi meno redditizzi. E tra questi spicca, appunto, quello stabiese. Questo i nostri bravi politici lo sanno, ma non hanno il coraggio di dirlo. Il paziente sta sul tavolo operatorio, i chirurghi affilano bisturi e seghe, ma nessuno gli vuol dire, che dalla narcosi si risvegliera´ senza gambe e senza braccia. Con quello che gli rimarra´, il contentino del bacino di carenaggio, non potra´ sopravvivere e andra´ ad ingrossare le file davanti all'ufficio di collocamento di una impresa che si chiama camorra. Anche il governo italiano ha messo su un programma finanziario per almeno rallentare l'impatto occupazionale derivante dalla crisi. Sono investimenti per miliardi di euro in cerca di un impiego sensato e, possibilmente, lucrativo.
L'emergenza rifiuti campana, come se una forza arcana munita di bacchetta magica ne avesse decretata una fase di calma, si e´ improvvisamente assopita. Ma la prossima eruzione riprendera´ a Chiaiano tra qualche giorno, quando vorranno attivare quella cava come discarica. Una nuova reazione a catena, con parossismo al piu´ tardi quando ritorna il caldo. E le cause e le conseguenze le conosciamo tutti. Nel frattempo si spendono fior di quattrini per distribuire i rifiuti campani per tutta l'Italia e l'Europa, si attribuiscono premi di merito ai comuni che fanno almeno una parvenza di differenziata, diff
erenziata che, vedi sopra, non trova, non puo´ trovare un uso pratico, economico, specialmente nelle condizioni attuali.
Qualche tempo fa avevo proposto di costruire dei termovalorizzatori galleggianti, anche questi, naturalmente, non esenti da svantaggi.
Ma, nel frattempo, sorgono nuove idee, nuove possibilita´:
Un reparto del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) ha progettato, costruito e sperimentato, in un primo, piccolo impianto a Messina, il sistema di riciclaggio "indifferenziato" THOR, una realizzazione tutta italiana, in cui si trattano, in diverse fasi successive, i rifiuti cosi´ come sono, ricavandone, alla fine, sia le parti metalliche, il vetro, i materiali inerti, che combustibile con un potere calorifico paragonabile a quello del carbone, e senza i classici prodotti nocivi risultanti poi dalla combustione. Questo materiale puo´ anche essere trasformato in combustibile liquido biologico. Da 50 tonnellate di rifiuti se ne ricavano 30 di combustibile, con un costo di trattamento pari a 40 €/t, mentre la discarica ne richiede 100 e l'inceneritore 250 a tonnellata.
Se i nostri politici vogliono veramente bene alla loro citta´, prenderebbero di petto quelli romani, farebbero di tutto per convincerli che, se il governo centrale non vuole accollarsi ulteriori omicidi cammorristi nella nostra zona, DEVE investire una piccolissima parte dei fondi anticrisi stanziati nel rammodernamento del cantiere stabiese, dove costruire navi ad hoc, partendo dal layout dei traghetti, di munirli dei relativi impianti THOR. Scafi in grado di ricevere i rifiuti indifferenziati, trattarli e produrre a bordo combustibili solidi e liquidi. Si tratta di un segmento costruttivo oggi del tutto inesistente, senza concorrenza nel mondo, in grado di risolvere sia il problema dei rifiuti e delle relative discariche a terra e quello occupazionale, sia quello di fornire combustibili, senza aumentare il tasso di CO2 gia´ esistente nell'atmosfera.
Durante il periodo di rammodernamento del cantiere e la sistemazione dell'impresa costruttrice dei sistemi THOR alle sue spalle, il personale viene addestrato, dove necessario, portandolo agli standards professionali richiesti. Sempre i nostri bravi politici, da persone coraggiose e senza peli sulla lingua, dovrebbero pero´ fare PRIMA una bella assemblea aziendale e dire alle maestranze, che chi riceve uno stipendio deve fornire un corrispettivo lavorativo in qualita´ e quantita´, che il sistema della successione, col padre "mastro" che va via prima del tempo, sostituito dal figlio "ignorante", non funziona, non puo´ funzionare. Se le maestranze non dovessero essere disposte a lavorare seriamente, una tale soluzione si cerchera´ altre mete, e le trovera´.