Saluti, confidenze e foto: un gruppo sette mesi dopo il delitto.
Cala il silenzio sul delitto del consigliere comunale Gino Tommasino. Decine di arresti tra gli affiliati al clan D'Alessandro, perquisizioni e interrogatori negli ambienti della malavita locale non hanno ancora fornito chiarimenti sul movente che ha indotto la camorra a trucidare barbaramente, lo scorso febbraio, il consigliere in quota Pd. Una risposta che in tanti attendono da mesi, ma su cui sempre meno preferiscono parlare. Nelle segreterie dei partiti, nei palazzi della politica, all'interno delle associazioni cittadine, sono ormai in pochi a parlare dello stato in cui vive la città a sette mesi dall'omicidio, attendendo l'esito delle indagini condotte dalla procura anticamorra. Ma in città chi davvero non riesce a dimenticarne la scomparsa sono i suoi tanti amici. Centinaia di persone pronte a giurare sulla trasparenza di Gino, continuando a inviargli saluti attraverso le pagine del social network Facebook. Messaggi personali, auguri, confidenze e c'è anche chi invia delle fotografie dei momenti passati assieme. Come quelle inserite nel sito da Carlo Nastelli, consigliere comunale e compagno di partito, che ha voluto ricordare Gino attraverso numerose foto scattate assieme ad altri amici e colleghi di palazzo, come Franco Faella, il presidente delle Terme Luigi Vingiani e il consigliere regionale Roberto Conte. «Ciao Gino - scrive Giovanni, uno dei tanti amici - è nato il piccolo Pietro. So per certo che ovunque ti trovi lo stai guardando quindi non devo spiegar
ti niente. A chi somiglia di più? Ti voglio bene, rimarrai sempre nel mio cuore». Una lapide dove in tanti continuano a scrivere frasi di cordoglio e saluti, esprimendo tanta amarezza per una scomparsa tanto brutale e prematura. Un dolore che gli stessi familiari, stretti attorno alla moglie Libera e al figlio, non riescono a superare. «Aiuta tua moglie e tuo figlio, me, i miei figli e papà - scrive la sorella Tina - Ci manchi. È troppo magra la consolazione che sei tra gli angeli. Tutto ciò è ingiusto. Il dolore è straziante, lacerante, niente ha senso e sapore. Hanno distrutto il valore a cui tenevamo più di tutto, la famiglia. Ciao amore mio, fratellino mio. Aiutaci ad andare avanti dovunque tu sia». Un appello disperato in attesa di conoscere la verità su un brutale omicidio firmato dalla malavita stabiese. «L'omicidio di Gino Tommasino ha rappresentato per tutta la città un vero e proprio "trauma sociale" - spiega Antonio Sicignano, vicecoordinatore dei CdL - che potrà essere vinto solo facendo piena luce su tutta la vicenda. Da allora la città è come se vivesse in regime di schiavitù ed attende la verità come affrancazione morale. La grande stima e fiducia che nutro verso la magistratura e le forze dell'ordine mi fa essere fiducioso e ottimista per il futuro. Tuttavia, in questi momenti, il mio invito è alla cautela e il mio pensiero va ai familiari di Gino».