A garantire i guadagni non è solo lo spaccio. I D'Alessandro si sono specializzati nel campo del racket e delle estorsioni nella città di Castellammare ma, come testimoniano anche le inchieste della Direzione Distrettuale Antimafia, stanno estendendo il proprio controllo anche sui Comuni limitrofi. L'arresto in flagranza di Nino Spagnuolo e Francesco Delle Donne (entrambi vicini al clan), che tentavano di estorcere denaro ad un imprenditore a Sant'Antonio Abate, confermano questa teoria. Castellammare è ormai sotto controllo, quindi è opportuno puntare nuovi centri e nuovi mercati. L'operazione dei carabinieri del Nucleo Investigativo di Torre Annunziata ridisegna la geografia criminale del comprensorio stabiese aggiungendo un nuovo tassello al gruppo D'Alessandro, ormai sempre più forte e radicato all'interno della società civile. Sono lontani i tempi delle faide e delle guerre dello spaccio: oggi, grazie ad una serie di alleanze, gli scanzanesi hanno tutto sotto controllo. Sfruttando una forte unione con i Di Martino, gestiscono indirettamente l'area di Gragnano e Pimonte; a Castellammare, i quartieri della droga come Savorito e Centro Antico garantiscono guadagni certi; son
o diversi gli affari dei D'Alessandro anche in costiera sorrentina ma anche all'estero (Germania) e nel Nord Italia; ora, a tutto ciò, bisogna aggiungere anche Sant'Antonio Abate. Tuttavia, gli arresti del fine settimana scorso sono stati determinanti per bloccare la crescita del clan. Tra i due fermati, è significativa la presenza di Nino Spagnuolo, 41enne vicino ai D'Alessandro, che era uscito dal carcere solamente da pochi mesi. Si era consegnato al penitenziario di Melfi solamente nel 2016. Doveva infatti scontare un residuo di pena in quanto venne ritrovato in possesso di una pistola mentre era agli arresti domiciliari. Spagnuolo fu coinvolto anche in un raid a Vico Equense dove lui stesso venne gambizzato in un regolamento di conti. Per gli inquirenti, il 41enne era un elemento di spicco del clan D'Alessandro e che per questo motivo doveva essere "avvisato". Il suo arresto ha dato nuovo impulso alle indagini contro la cosca di Scanzano ma allo stesso tempo ha riportato d'attualità un tema importante: il racket è fonte di guadagno per i D'Alessandro. E si teme che, oltre all'imprenditore "salvato" dai carabinieri, ci siano ancora tanti altri sotto minaccia della camorra stabiese.