La Corte d'Appello conferma la condanna a trent'anni di reclusione per Carmine Caiazzo, il macellaio che il 5 maggio del 2005 decapitò l'assicuratore Giuliano Vanacore.
La Corte d'Appello conferma la condanna a trent'anni di reclusione per Carmine Caiazzo, il macellaio che alle 16.30 del 5 maggio del 2005 decapitò l'assicuratore Giuliano Vanacore. Dopo l'annullamento di quella parte della sentenza relativa all'aggravante dei futili motivi, imposto dai giudici della Cassazione, la Corte d'Appello ritorna ad esprimersi sull'omicidio che quattro anni fa ha sconvolto la vita di due famiglie stabiesi. Al termine del dibattimento, ieri mattina i giudici di secondo grado hanno confermato la condanna a 30 anni di reclusione per Carmine Caiazzo, difeso dagli avvocati Sergio Cola e Alessandro Diddi. Secondo il collegio giudicante della Corte d'Appello non sussisterebbe alcuna attenuante generica per l'uomo che più volte si è giustificato chiarendo: «Ho ucciso per legittima difesa
, ero nervoso ed esasperato perché mi taglieggiava». Dunque, l'omicidio non sarebbe «scaturito in seguito a una scarica emotivo-affettiva a patogenesi conflittuale indotta da un tratto psichico caratterizzato, tra l'altro, da una sensazione di forte inadeguatezza ed insicurezza». Un verdetto che non entusiasma nessuna delle parti ma che sicuramente viene accolta positivamente dalla famiglia della vittima, difesa dall'avvocato Alfredo Bargi. Intanto, in attesa della pubblicazione delle motivazioni che hanno indotto i giudici a confermare la dura condanna, gli avvocati di Caiazzo già preparano gli incartamenti per ricorre nuovamente in Cassazione, nel tentativo di ottenere un ulteriore sconto della pena, in aggiunta alla richiesta di essere sottoposto a processo con rito abbreviato e all'indulto.