La memoria dell’eroico Domenico Baffigo, capitano di corvetta sacrificatosi in difesa dei cantieri navali stabiesi durante la seconda guerra mondiale, riecheggia nella raccolta “Racconti Campani”, edita da Historica Edizioni. Autore del brano dal titolo “Nel nome del capitano Baffigo” è il giornalista e scrittore stabiese Gioacchino Roberto Di Maio. Premiato domenica assieme ad altri partecipanti nella splendida cornice di Castel Sant’Elmo, nell’ambito della manifestazione Napoli Città Libro, Di Maio ha narrato sotto forma di novella le gesta di Domenico Baffigo, capitano di corvetta dell’incrociatore leggero Giulio Germanico. Era il 1943, il militare al servizio della Regia Marina aveva 31 anni ed era di origini liguri. Quando l’8 settembre Badoglio ufficializzò l’armistizio, la situazione a Castellammare di Stabia peggiorò. Le truppe tedesche avevano deciso di attuare la strategia della “terra bruciata” e distrussero i cantieri metallurgici, il gasdotto, l’impianto elettrico della stazione ferroviaria e, soprattutto, numerose fabbriche produttrici di generi alimentari. Era la loro risposta alle manifestazioni in piazza di qualche mese prima, quando il popolo aveva chiesto a gran voce cibo per sopravvivere. Sulla carta sarebbe spettato al capitano di vascello Guglielmo Robbia coordinare le operazioni della Marina. Essendo ammalato, toccò invece al ligure Baffigo, in quanto ufficiale più anziano, farsi quei giorni carico di quell’arduo compito. Nel molo mercantile erano allineate le corvette Vespa e Lucciola, già idonee alla navigazione, oltre a quelle ancora in allestimento. Nel porto, inoltre, vi erano due vedette anti-sommergibili e le corvette del progetto Crisalide ancora in corso d’opera. In acqua vi erano invece ormeggiati un sottomarino in disarmo battente bandiera francese e il piroscafo Maddaloni, il quale avrebbe dovuto accogliere materiali di costruzione delle navi da mettere in salvo trasportandoli al nord. Il 9 settembre da Napoli era giunto l’ordine di rendere inutilizzabili le unità navali, tant’è che le imbarcazioni furono disarmate e private dei componenti principali. Il 10 settembre iniziarono di fatto gli attacchi nazisti. Ovunque vi erano i soldati tedeschi spalleggiati dal capitano dei Reali Carabinieri Angelo Simio, il quale fu in seguito processato proprio per aver supportato le avanzate naziste. L’11 settembre la Divisione Kesserling fece in particolare rotta su quello che un tempo era il Regio Arsenale Borbonico, edificato nel 1783. I nemici presero possesso del piroscafo Maddaloni non riuscendo tuttavia a farlo saltare per effetto della strategia adottata dalla Marina: a bordo, nello specifico, mancava l&rsquo
;apparato motore. Quando i guastatori tedeschi giunsero sul posto per distruggere gli impianti, Baffigo assunse il comando degli uomini presenti nel cantiere contrastandone l’avanzata con armi leggere e mitragliatrici. Iniziò così un’epica battaglia che vide i marinai stabiesi posizionarsi persino sulle balconate del forte borbonico per poter opporsi al meglio. I nazisti, nonostante il capitano non avesse ottenuto i rinforzi sperati a causa di alcuni problemi riscontrati con le apparecchiature che avrebbero dovuto consentirgli di comunicare con i suoi superiori, non riuscirono a conquistare il cantiere con la semplicità pronosticata, così chiesero una tregua che fu accettata alle 19.30 dello stesso 11 settembre. Due ufficiali tedeschi, accompagnati da un ufficiale dell’Esercito e da due civili, si recarono così da Baffigo esponendo bandiera bianca. Quest’ultimo, fidandosi della tradizione militare legata al valore del vessillo, ordinò alle 20.15 ai propri uomini di cessare il fuoco. La delegazione nemica, cui fu risparmiata la vita, fu così accompagnata pacificamente all’esterno del cantiere. Atteggiamento che non premiò il prode eroe ligure che, recatosi fuori dalle mura di quella che era divenuta la propria base, fu fatto prigioniero con l’inganno assieme ad alcuni suoi uomini di fiducia, i tenenti Francesco Bottino e Ugo Molino ed il marinaio stabiese Vincenzo De Simone. A loro i tedeschi imputarono l’aver organizzato una resistenza armata, motivo per cui furono fucilati. I corpi non furono mai ritrovati. I marinai che erano rimasti in difesa del cantiere furono trucidati dai nazisti che presero possesso dello stabilimento. Ma, con poco tempo a propria disposizione, i teutonici riuscirono solo ad arrecare all’impianto stabiese danni risanabili nella loro vistosità, non a disintegrarlo come da progetto. Tutte le navi furono affondate e il 28 settembre, all’atto della ritirata, le truppe di Hitler cercarono di far colare a picco anche l’incrociatore Giulio Germanico affidato a Baffigo. Missione fallita, il destino divino volle che proprio quell’imbarcazione fosse infatti recuperata al termine della guerra e trasformata nel caccia conduttore San Marco. Il giorno dopo l’abbandono dei tedeschi, gli americani fecero poi il proprio ingresso in città tra il sollievo generale. Per la sua impresa il capitano Baffigo fu decorato il 29 settembre 1949 con la Medaglia d’Oro al Valor Militare. A lui è dedicata una lapide in via Duilio, dove oggi risiede la Marina Militare.
Premiato ed inserito nella raccolta “Racconti Campani” anche il brano dal titolo “Pina”, anch’egli storico, scritto dalla docente stabiese Tiziana Esposito.