Un’immagine destinata a restare scolpita nella memoria della città: i resti della funivia del Faito sospesi ai cavi di un elicottero dei vigili del fuoco che, nella giornata di ieri, hanno attraversato il cielo di Castellammare di Stabia. Un passaggio breve, ma sufficiente a riaprire ferite ancora vive negli occhi e nel cuore degli stabiesi.
Quella cabina, ridotta ormai a una carcassa irriconoscibile, fino a pochi mesi fa trasportava ogni giorno cittadini e turisti dal centro città fino alla vetta della montagna. Uno dei simboli della rinascita del rapporto tra Castellammare e il Faito, tornato pienamente fruibile solo dopo oltre vent'anni di stop. Vederla così, appesa e crivellata dalla tragedia, è stato per molti un vero pugno allo stomaco.
Il ricordo di una giornata tragica
Il 17 aprile scorso l’intera città aveva trattenuto il fiato per ore, sperando che quella che sembrava una sciagura potesse ancora trasformarsi in un incidente senza vittime. Ma così non fu. La cabina precipitò, spezzando quattro vite: Janan Suliman, giovane farmacista palestinese; Derek e Margaret Winn, coppia di turisti inglesi; e Carmine Parlato, il vetturista. Una tragedia che ha scosso Castellammare e incrinato nuovamente quel legame ritrovato con la montagna.
Le indagini: la cabina trasferita all’ex Spolettificio
Il recupero dei rottami fa parte d
elle attività disposte dal Tribunale di Torre Annunziata per accertare eventuali responsabilità. La carcassa della cabina sarà trasferita all’ex Spolettificio di Torre Annunziata, dove verrà esaminata dai periti nominati dal Tribunale insieme ai tecnici di parte indicati dalla Procura e dalle difese dei 25 indagati.
Le analisi rientrano nell’incidente probatorio disposto dal gip Luisa Crasta. La prossima udienza, prevista per fine gennaio, potrebbe segnare un nuovo passo dell’inchiesta: i periti del Tribunale potrebbero richiedere una proroga per completare l’imponente mole di verifiche necessarie a ricostruire con precisione quanto accaduto.
Una città col fiato sospeso
Mentre l’elicottero sorvolava Castellammare, tanti cittadini sono rimasti con lo sguardo rivolto al cielo. Occhi lucidi, colmi di tristezza e incredulità. Il pensiero, inevitabilmente, è andato alle vittime e alle loro famiglie, ma anche alla paura che un pezzo importante dell’identità cittadina possa essere perduto per sempre.
Ora la città attende, in silenzio e con dolore, che la verità emerga. Sperando che dalle indagini possa arrivare non solo giustizia, ma anche la possibilità di ricostruire — un giorno — quel ponte sospeso tra la città e il suo monte, che la tragedia del 17 aprile ha spezzato così brutalmente.