Ancora un collaboratore di giustizia per ricostruire il ruolo di tre imputati all'interno del clan che si basava proprio su ex pentiti.
Ancora un collaboratore di giustizia per ricostruire il ruolo di tre imputati all'interno del clan che si basava proprio su ex pentiti. Si tratta del clan di Raffaele Di Somma, denominato appunto dei “falsi pentiti” e oppostosi con fortune alterne al clan dei D'Alessandro a Castellammare di Stabia. A prendere la parola dinanzi alla seconda sezione penale del tribunale di Torre Annunziata è stato il collaboratore di giustizia, Alfonso Guarino, chiamato a deporre sul presunto ruolo dei tre imputati Ernesto Mas, Antonio Russo e Antonio De Luca. Come tutti gli altri partecipanti al sodalizio di Santa Caterina anche Guarino ha cominciato la sua carriera criminale all'interno del clan D'Alessandro. Era il 1990 quando uno dei ras del clan, Gaetano Martinelli, lo introdusse nel clan degli “scanzanesi”. Nella cosca un ruolo di spicco era ricoperto anche da Raffaele Di Somma che gestiva proprio il traffico di droga nel rione di Santa Caterina. Il 1997 fu anche per Guarino l'anno della svolta seguendo proprio l'idea di Di Somma di dissociarsi dai D'Alessandro e creare un gruppo autonomo. Gruppo che sarebbe stato composto da una serie di affiliati pentitisi, spesso pilotando le proprie dichiarazioni per sviare le indagini della magistratura e con il preciso intento di lasciare il programma di protezione e fare ritorno a Castellammare di Stabia. Nonostante fosse il “compariello” di D'Alessandro, Di Somma dopo essere tornato da un periodo di latitanza in Germania, diede inizio “ai lavori” del nuovo gruppo con l'obiettivo di conquist
are il traffico di sostanze stupefacenti stabiese e ingaggiare una lotta anche armata contro gli ex alleati. Per farlo Di Somma richiamò dai programmi di protezione, spesso con metodi poco ortodossi, tutti i collaboratori di giustizia protetti nelle località segrete. Il risultato fu il ritorno, volontario o meno, di tutti i collaboratori di giustizia che formarono la nuova struttura di cui la Dda ritiene partecipanti anche Mas, De Luca e Russo. Guarino, ascoltato in videoconferenza da un sito riservato, ha raccontato che fu proprio Di Somma in persona a richiamarlo a Castellammare. Al suo ritorno in città venne invitato ad un incontro con tutti i partecipanti al nuovo gruppo a casa di Ernesto Mas, cognato di Di Somma. Gargiulo oltre ha questa circostanza, ha confermato in aula al pm Dda Claudio Siragusa che Mas faceva parte del nuovo gruppo all'interno del quale Guarino doveva occuparsi di ciò che aveva sempre fatto: traffico di sostanze stupefacenti. Secondo Guarino a far parte del clan era anche Antonio Russo. A lui l'aveva riferito Martinelli, suo punto di riferimento nei D'Alessandro, che lo etichettava come un “compagno di Scanzano”, riferendosi secondo Guarino al fatto che era un affiliato. Secondo Guarino, Russo avvicinò anche la sorella Maria, chiedendogli di farlo tornare dal sito protetto di Alessandria dove viveva per far parte del nuovo gruppo. Di De Luca, invece, Guarino ne aveva solamente sentito parlarre come un affiliato di spicco del clan D'Alessandro ma le informazioni in suo possesso risalivano al 1991.