Cronaca

Castellammare - Estorsione in un'azienda di Ponte Persica, cade l'accusa per il ras Vincenzo D'Apice

D'Apice non si sarebbe recato nell'azienda a nome del clan Cesarano di Ponte Persica. Secondo la Corte d'Appello non si è trattato di camorra e ha diminuito la pena

di genesp


Da 4 anni a 1 anno e 6 mesi. Drastico sconto di pena per Vincenzo D'Apice, ras del clan Cesarano di Ponte Persica arrestato nel giugno del 2016 per estorsione. L'uomo, secondo l'accusa, si sarebbe recato in un'azienda del quartiere della periferia nord di Castellammare per imporre delle assunzioni indicate dalla cosca. Ma per la Corte d'Appello non si è trattato di camorra: l'accusa di estorsione aggravata è crollata in secondo grado mentre è rimasta in piedi solamente quella di violenza privata. Cade così il castello costruito dalla Direzione Distrettuale Antimafia che aveva arrestato Vincenzo D'Apice in compagnia di un complice, Agostino Cascone, che lo aveva accompagnato nella visita all'azienda di Castellammare. 

/>In primo grado D'Apice era stato condannato a 4 anni così come l'operaio che era con lui. I giudici avevano confermato l'accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso ritenendo o' bombolaro uno dei ras più pericolosi di Ponte Persica. L'uomo era in permesso premio dopo quasi 20 anni di reclusione e fu arrestato dalla polizia qualche giorno dopo la visita nella ditta stabiese per imporre le assunzioni volute dal clan. Ma per la Corte d'Appello non c'è nessun tipo di collegamento con gli ambienti camorristici: quel tipo di incontro andava al di là dalla posizione che D'Apice ricopriva e ricopre nel clan Cesarano di Castellammare. Con lo sconto di pena che ha incassato in Appello, ha lasciato il carcere nel quale era rinchiuso.


sabato 22 giugno 2019 - 12:30 | © RIPRODUZIONE RISERVATA

 



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