A Castellammare di Stabia il centrosinistra fatica a restare compatto, e il caso esploso attorno alla nomina degli scrutatori per il referendum di giugno ne è solo l’ultimo segnale. Una frattura che non nasce oggi e che - con il passare delle settimane - si allarga su più fronti, fino a lambire le fondamenta strategiche dell’amministrazione guidata da Luigi Vicinanza.
Tutto è cominciato nei giorni scorsi, quando il gruppo consiliare “Noi per Stabia”, rappresentato in Commissione Elettorale dal consigliere Nino Di Maio, ha proposto che gli scrutatori fossero nominati esclusivamente tramite sorteggio integrale, senza quote riservate alla nomina diretta da parte dei componenti della Commissione. Una richiesta all’insegna della trasparenza, motivata dalla volontà di superare “pratiche che consideriamo superate e lontane da una gestione moderna e corretta della cosa pubblica”.
Ma la proposta è stata bocciata, e la reazione del gruppo non si è fatta attendere: dissenso formale, valutazione della permanenza in Commissione e accuse di poca imparzialità. Un episodio che ha messo nero su bianco una linea di frattura politica e c
ulturale all’interno della stessa coalizione di centrosinistra.
E non è l’unico. Nei giorni precedenti, un altro scossone è arrivato da Maurizio Apuzzo, consigliere di Base Popolare Democratici e Progressisti, che ha annunciato un “passo di lato” dalla maggioranza, motivato dal disagio per una mancanza di visione strategica dell’amministrazione. Una critica profonda, rivolta non tanto a singole decisioni, quanto all’intero impianto politico e operativo della giunta Vicinanza, accusata – tra le righe – di essere troppo ferma, troppo prudente, incapace di imprimere una direzione chiara.
Una presa di posizione che ha avuto eco anche all’interno del Partito Democratico: Sandro Ruotolo, consigliere PD e figura simbolica della legalità e dell’impegno civile, ha chiesto una riflessione politica con gli Stati generali per Stabia.
Il rischio, sempre più concreto, è che la maggioranza finisca per vivere un logoramento silenzioso, fatto di malumori, distinguo e prese di distanza, che alla lunga potrebbero tradursi in stalli amministrativi, con il rischio che le crepe di oggi possano diventare fratture insanabili.