Blitz delle forze dell'ordine all'Acqua della Madonna, scattano gli arresti nei confronti dei Fontana con l'accusa di concorso in detenzione e porto di armi da fuoco e lesioni aggravate. Gli agenti del commissariato stabiese, agli ordini del primo dirigente Paolo Esposito, hanno dato seguito stamattina a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Torre Annunziata nei confronti di cinque persone della famiglia che ha la sua roccaforte nel quartiere Acqua della Madonna e di altri tre soggetti. Si tratta del 52enne Catello Fontana, del 51enne Giovanni Fontana, del 50enne Francesco Fontana, del 25enne Ciro Fontana e del 19enne Alfonso Fontana, ma la polizia ha condotto in cella anche il 19enne Vincenzo Lucarelli e due ragazzini, F. G., 19 anni, e L.P.G. 15 anni, tutti già noti per i loro precedenti penali e di polizia. Otto arresti riconducibili al raid compiuto il 10 dicembre 2016 all'esterno di un bar del lungomare stabiese, dove Gaetano Cavallaro fu gambizzato in pieno giorno nel cuore della movida. Tali misure cautelari costituiscono l’epilogo di un’articolata attività investigativa avviata dal personale della squadra investigativa del commissariato di Castellammare di Stabia, coordinata dalla procura di Torre Annunziata e dalla procura dei minorenni di Napoli, a seguito del ferimento da colpi d’arma da fuoco di Cavallaro. Le indagini condotte hanno consentito di stabilire che la sparatoria era stata preceduta da una lite per futili motivi avvenuta poco prima a distanza di un centinaio di metri dal luogo della sparatoria, tra F.G., all’epoca minorenne, ed un altro soggetto, tra i quali si era frapposto Cavallaro. Quale diretta conseguenza di questo episodio, immediatamente dopo, era stato organizzato un raid punitivo nei confronti del Cavallaro ad opera dell’intero nucleo familiare del minore, ovvero i destinatari delle ordinanze, realizzato con l’utilizzo di bastoni
e due pistole, un revolver con canna lunga ed una pistola semiautomatica. Il commando, individuata la vittima seduta al tavolo di un bar, incurante della presenza di numerosissimi giovani presenti per la movida della domenica sera, sopraggiungeva a bordo di quattro moto, e gli esplodeva contro un colpo che lo attingeva agli arti inferiori, percuotendo con bastoni altre persone presenti e in qualche modo legate al Cavallaro. Le investigazioni, condotta con l’acquisizione di dati ed informazioni, l’effettuazione di numerose perquisizioni e l’acquisizione ed analisi dei filmati tratti dal circuito di videosorveglianza comunale, consentivano di ricostruire l’intera fase preparatoria all’agguato e l’esecuzione materiale dello stesso. I risultati investigativi hanno consentito di affermare una partecipazione corale all’azione delittuosa, che, per le specifiche modalità e circostanze, denota una spiccata potenzialità offensiva dei giovani. La “spedizione punitiva” sarebbe stata compiuta con assoluta disinvoltura e spregiudicatezza, in orario notturno, in pieno centro cittadino, nei pressi di esercizi commerciali ancora pieni di avventori, nella pubblica via, da più persone armate, a testimonianza della capacità criminale degli indagati e della loro pericolosità sociale e inclinazione a delinquere. I sei maggiorenni sono stati tradotti al carcere di Poggioreale, mentre F.G., all’epoca dei fatti minorenne, e L.P., tutt’ora minorenne, sono stati associati presso due comunità. Gli inquirenti sono attualmente impegnati nelle indagini per comprendere se esista un collegamento fra quell'episodio e l'omicidio successivo di Antonio Fontana, detto 'o Fasano, ucciso a luglio in un agguato nei pressi di una pizzeria di Agerola. Gli arresti odierni potrebbero assumere un'importanza fondamentale per ricostruire le ultime vicende cruente, su cui le indagini sembrano giunte ad un punto di svolta.