Si accende lo scontro tra sindacati e Comune in merito al bando di gara per l’affidamento del servizio di igiene urbana a Castellammare di Stabia. Nei giorni scorsi, dopo alcuni primi incontri ed anticipazioni, è stato pubblicato l’avviso di gara per la gestione quinquennale dell’appalto da 62 milioni di euro per la nettezza urbana. Due milioni in meno rispetto all’attuale affidamento, un ribasso che preoccupa i sindacati che temono una ripercussione sulla qualità del servizio. Gli stessi sindacati, inoltre, avevano suggerito di portare a 7 anni la durata dell’appalto in modo da dare la possibilità alla ditta aggiudicataria di avere a disposizione più tempo per ammortizzare le spese che dovrà affrontare per il riammodernamento degli automezzi e le altre incombenze previste. Nel nuovo appalto, inoltre, la scerbatura non dovrà più essere effettuata dagli operatori della ditta nu, che dovranno invece occuparsi della pulizia costante dell’arenile, del lavaggio delle strade e dello svuotamento costante dei cestini in villa comunale. Ma il nodo focale in questa fase appare essere il passaggio di cantiere che coinvolgerà i dipendenti, per i quali è valida la clausola sociale. Ne sono previsti 26 in meno (148 a fronte dei 174 attuali), in base alle previsioni indicate dall’ente, per espletare il servizio. Un punto rispetto al quale i sindacati ora hanno messo nero su bianco le loro perplessità.
Questa mattina, infatti, Fiadel, CGIL e UIL hanno scritto ai commissari prefettizi focalizzando l’attenzione proprio sulla clausola sociale ed accusano chi ha redatto il bando di aver “arbitrariamente individuato tra gli attuali lavoratori quelli che dovranno essere assunti dall'affidatario e quelli che non potranno godere di tale assunzione” proprio in virtù della riduzione di personale paventata. “Tale condotta – dicono i sindacati - appare giuridicamente illegittima” in quanto il contratto di lavoro del settore prevede “che l'impresa subentrante sia tenuta ad assumere ex novo tutti i lavoratori impiegati dall'impresa cessante per l'intero periodo di 240 giorni precedenti il primo giorno di effettivo inizio dell'attività da parte dell'impresa subentrante”. Pertanto “l'Amministrazione appaltante, l'impresa subentrante, i lavoratori interessati e le organizzazioni sindacali che li rappresentano non possono esprimere alcuna discrezionalità nell'individuare i lavoratori ai quali dovrà essere riconosciuto il cd. "passaggio di cantiere". Al momento della pubblicazione degli atti di gara, i lavoratori che l'attuale affidatario impiega per l'esecuzione dell'appalto ammontano a circa 170 unità e a tutte queste deve essere riconosciuta la prerogativa di essere assunti dal nuovo affidatario”. Un braccio di ferro, dunque, che –
stando ai toni usati dai sindacati – si preannuncia lungo ed infuocato.
Ma non è tutto. I sindacati contestano anche alcuni dati riportati nella “Relazione illustrativa tecnico ed economica'' ricompresa tra gli atti di gara. In tale relazione, fanno notare, viene sostenuto che “Al fine di garantire i servizi quotidiani così come previsti dal progetto, l'appaltatore potrà far ricorso a sostituzioni e/o diverse forme contrattuali, comunque nel rispetto della normativa vigente, che non dovranno dare diritto ad un futuro 'passaggio di cantiere". “Da un lato si ammette la necessità di ulteriore personale per eseguire i servizi previsti – tuonano Fiadel, CGIL e UIL - rispetto all'organico indicato, e, dall'altro, si prescrive l'obbligatorio ricorso ai contratti di lavoro diversi da quelli a tempo indeterminato. Ebbene, le uniche forme legali per prevedere l'impiego di un lavoratore senza ricorrere ad un contratto a tempo indeterminato sono date dal lavoro a tempo determinato e dalla somministrazione di lavoro, cioè al cd. "lavoro interinale". L'art. 13 del C.c.n.l., peraltro, esclude la possibilità di costituire rapporti di lavoro a tempo determinato per la gestione ordinaria delle attività e, conseguentemente, l'aggiudicatario per dotarsi di ulteriore personale dovrà necessariamente ricorrere alla forma più instabile di rapporto per il lavoratore, cioè quello interinale”. Per i rappresentati dei lavoratori, in pratica, non ci sono altre strade. “Come è comprovabile mediante documentazione ufficiale, i lavoratori impiegati attualmente ammontano, come detto, a circa 170 unità. L'impresa subentrante dovrà pertanto assumere tutti i 170 lavoratori anche nell'ipotesi in cui l'esecuzione del nuovo appalto richiedesse un minore fabbisogno di personale”.
Un ultimo aspetto su cui si focalizza l’attenzione dei sindacati è “il valore posto a base d'asta, che appare oggettivamente sottostimato per quanto attiene il costo del personale”. Fanno infatti notare come “la Relazione illustrativa tecnico ed economica precisa come per il calcolo degli oneri del personale siano state impiegate le tabelle FISE aggiornate al marzo 2019. Ebbene, il 18 maggio 2022 è stato approvato l'aggiornamento del c.c.n.1. del 2016, che prevede miglioramenti economici da riconoscere progressivamente nel mese di luglio del 2022, 2023 e 2024. I valori indicati dalle Tabelle Fise aggiornati al marzo 2019, conseguentemente, non sono più applicabili. Appare, pertanto, del tutto evidente una rilevante sottostima degli oneri del personale, indipendentemente da una loro quantificazione fisica”. Per tutti tali aspetti, i sindacati chiedono “una rideterminazione degli atti di gara” oltre che "un incontro ad horas per discutere di tali questioni".