Secondo la leggenda, tanti anni fa un pescatore venne travolto da un'inattesa tempesta. In preda alla disperazione, perse conoscenza in balia delle onde. Al suo risveglio, scosso, incredulo e disorientato, si ritrovò sull'arenile stabiese. Accese un fuoco per riscaldarsi e ringraziò la Beata Vergine che gli era apparsa in una visione celestiale durante lo svenimento. Insieme a lui, numerosi passanti che il naufrago definì "fratiell e surell". E così, la notte tra il 7 e l'8 dicembre, vengono accesi nei vari quartieri della città i falò dell'Immacolata, con lo scopo di realizzare il più grande e affermare la superiorità del proprio rione. Da quest'anno si ricomincia! Il Comune ha deciso: la notte dell'Immacolata brillerà nuovamente nei vari sobborghi stabiesi. Una tradizione interrotta durante l'amministrazione Bobbio che aveva autorizzato i fucaracchi sull'arenile, vietando quelli nei singoli rioni. Dal 2014 si cambia registro: "Il proibire senza fornire alternative legali, non sempre porta a risultati positivi - le parole del vicesindaco Auricchio -. L'usanza, pertanto, continuerà a vivere accompagnata da un'idonea regolamentazione".
"Una regolamentazione - le fa eco il primo cittadino, Nicola Cuomo - prevista per verificare se realmente i giovani intendono onorare il folklore popolare, oppure preferiscono attuare pratiche scellerate e pericolose come quelle degli anni passati".
Per l'ex sindaco Bobbio, invece, "i falò torneranno nelle mani della camorra".
E i cittadini che ne pensano?
"È una tradizione tutta nostra, ed è giusto riproporla annualmente. Sempre ammesso che ci siano le dovute accortezze. L'amministrazione comunale sarà in
grado di tutelare realmente la sicurezza dei cittadini?". È la domanda che si pongono tutti gli stabiesi intervistati in villa comunale. In effetti il regolamento prevede una serie di prescrizioni imprescindibili come l'individuazione, da parte di ogni rione, del responsabile del falò; la compilazione della domanda di autorizzazione; il limite massimo dell'altezza del fucaracchio (variabile a seconda dello spazio circostante); la predisposizione di una base di sabbia per evitare il deterioramento del manto stradale; la presenza degli estintori da utilizzare in caso di necessità. Regole chiare e facilmente applicabili? Aniello Di Nardo (coordinatore regionale Italia dei Valori) non è d'accordo. "Sono delle regole incredibili - afferma -. Credo che l'autorizzazione in realtà rappresenti un modo per dire ai cittadini che non devono accendere falò nei quartieri. Servirebbe una intelligenza più unica che rara per progettare un facaracchio secondo le modalità prescritte e soprattutto per controllare l'effettivo rispetto di tutti i punti previsti dal regolamento. Stando alle regole, forse nel 2040 arriveranno i falò legali a Castellammare. Mancava solo una Valutazione d'Impatto Ambientale da parte del Ministero ed un parere espresso dalla sovrintendenza - Di Nardo ironizza sui paletti posti dall'amministrazione sulle accensioni -. Riguardo al Palio sull'arenile, chiederò ai miei rappresentanti di verificare se il Comune abbia stipulato un contratto d'assicurazione".
Insomma in città permangono le perplessità. In primis, sui danni ambientali che potrebbero scaturire; e poi sulla complessità di un progetto ritenuto pretenzioso e irrealizzabile. La speranza è che non venga messa a repentaglio, come accaduto in passato, la pubblica incolumità.